DE&I: un’assicurazione contro la Great Resignation, ma le imprese…

Diversity, Equity e Inclusion sono fondamentali per il 76% dei lavoratori, eppure solo il 24% delle aziende contempla questi obiettivi nella propria business strategy

Le politiche di Diversity, Equity e Inclusion (DE&I) saranno nell’immediato futuro una delle sfide centrali per la crescita delle aziende e un investimento a contrasto della Great Resignation. Emerge chiaramente dallo studio Rethink & Broaden Diversity, Equity, and Inclusion to create competitive advantage elaborato da Boston Consulting Group, secondo il quale ben il 76% della forza lavoro considera le modalità di gestione delle policy DE&I un fattore chiave. Eppure, la ricerca sottolinea anche come solo il 24% delle imprese contempli obiettivi relativi a questi ambiti all’interno della propria business strategy.

Una vera e propria occasione persa, se si pensa che alti livelli di equità, diversità ed inclusione sono sempre più associati a una maggiore innovazione e produttività, oltre a facilitare l’acquisizione di nuovi talenti. Inoltre, secondo lo studio BCG, le aziende che stanno investendo in DE&I e sulla costituzione di una supply chain realmente inclusiva, attivano un circuito economicamente virtuoso e registrano un ritorno dell’investimento (Roi) 1,3 volte maggiore rispetto ai competitor.

Volgendo la lente di ingrandimento sulle considerazioni prevalenti tra i lavoratori, il report BCG mostra che oltre il 67% dei dipendenti pensa che le aziende in cui lavorano siano inclusive, pur evidenziando come la presenza di bias e la mancanza di trattamento equo sul posto di lavoro siano due dei tre fattori maggiormente collegati al fenomeno della Great Resignation che ha preso piede a partire dal 2021.

DE&I: consumatori sempre più attenti

Relativamente ai consumatori, negli ultimi anni è notevolmente cresciuta la pressione nei confronti delle aziende sia per effetto dei grandi movimenti globali impegnati nella difesa delle minoranze che a causa della pandemia da Covid-19, che ha impattato principalmente sulle fasce più deboli della popolazione. Questa crescente attenzione a progetti incentrati sul “bene comune” sta portando le aziende a rafforzare il proprio attivismo e la propria impronta sostenibile. L’88% degli investitori istituzionali sottopone le policy ESG allo stesso processo di esame dedicato alle decisioni finanziarie soprattutto perché oltre l’80% degli studi conferma che l’implementazione di policy ESG si traduce in prestazioni economiche migliori per le aziende.

Sebbene il report BCG rilevi che solo il 27% degli executive manager consideri la mancanza di allineamento interno su azioni e tematiche sociali una barriera al mercato, le nuove generazioni di consumatori guardano in una direzione differente: il 90% della Gen Z avverte come fondamentale un impegno diretto delle aziende sui temi di maggior impatto sociale attraverso campagne di advocacy o azioni concrete. Il 53% considera inoltre importante che le aziende puntino alla costituzione di un leadership team basato sulla diversità, ovvero alla costruzione di un management fondata sul riconoscimento e la valorizzazione di culture e background differenti.

Tre sfide per le aziende

Quali sono le sfide che le aziende devono affrontare per gestire correttamente questa trasformazione? Principalmente tre. Innanzitutto, per attrarre talenti sarà fondamentale costruire una forza lavoro basata sulla diversità e assicurare un ambiente di lavoro equo e privo di bias. Secondo, on ambito business sarà necessario integrare principi di inclusione, equità e diversity nell’ambito di ogni business operation, guidando l’innovazione e la value creation verso pratiche, prodotti e servizi più inclusivi. Infine, a livello sociale, per le imprese sarà fondamentale attuare progetti e strategie che permettano di usare l’identità, la voce e l’influenza aziendale per catalizzare cambiamenti sociali concreti, misurando l’impatto delle attività dirette e i suoi molteplici effetti.

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