Contratti, torna lo scontro sindacati-Confindustria

Cgil Cisl e Uil raggiungono l’accordo e varano un documento per “un moderno sistema di relazioni industriali”. Subito la risposta di Giorgio Squinzi: “Proposta superata”

Torna lo scontro tra i sindacati e Confindustria sulla riforma di contrattazione, che Cgil-Cisl e Uil hanno formalizzato ieri, giovedì 14 gennaio, con il documento dal titolo Un moderno sistema di relazioni Industriali. Per uno sviluppo economico fondato sull’innovazione e la qualità del lavoro. Secondo il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il documento presenta una proposta “superata”, ovvero inutile a innovare il Paese. «Da quello che si legge – ha affermato – appare che i sindacati si stiano muovendo col passo del gambero. La loro proposta è già superata dai contratti di categoria che si sono chiusi in questo periodo e dalle nostre proposte per i contratti in fase di rinnovo, anni luce più innovative rispetto alla piattaforma di Cgil, Cisl e Uil».Il documento dei sindacati – che si basa sui tre pilastri contrattazione, partecipazione, regole – viene presentato come un “moderno e innovativo sistema di relazioni industriali” in grado di “affermare il ruolo delle parti sociali come elemento fondante di democrazia, di tutela e miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, oltre che di promozione della crescita economica e sociale del Paese”.Secondo Squinzi, però, che a metà 2015 aveva invitato le parti sociali a delineare una strategia comune su rappresentanza e contrattazioni, “sono stati buttati 6 mesi” e i risultati che vengono presentano “sembrano più una foto sbiadita che non una scelta per innovare il Paese”. La replica dei sindacati non si è fatta attendere: “Vecchio è sostenere il primato del dominio dell’impresa” ha sostenuto Susanna Camusso, leader della Cgil, che ha criticato chi continua a proporre “la ricetta della competizione al ribasso, con la riduzione dei costi e dei salari” rifuggendo per paura dell’innovazione.

La proposta dei sindacati

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COSA PREVEDE IL TESTO CGIL-CISL-UIL. Il documento, come sintetizzato da La Stampa, presenta una struttura contrattuale articolata su due livelli – nazionale e di secondo livello organizzato in aziendale, territoriale, distretto, sito e filiera – e aumenti salariali previsti per “tutti i livelli di contrattazione” anche se il contratto nazionale “con la determinazione delle retribuzioni, dovrà continuare a svolgere un ruolo di regolatore salariale, uscendo dalla sola logica della salvaguardia del potere di acquisto”. In particolare gli aumenti salariali previsti dal contratto nazionale dovranno essere calcolati sulla base di criteri e indicatori che tengano conto, fra l’altro, delle dinamiche macroeconomiche, della crescita economica e degli andamenti settoriali. Cgil, Cisl e Uil propongono anche che le procedure per i licenziamenti economici collettivi e i licenziamenti disciplinari, rimodellati dal Jobs Act, siano ricondotti “alla titolarità della contrattazione” per ”aggiornarli secondo il principio della proporzionalità tra mancanza e sanzione”.

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