Famiglia, responsabilità, discriminazioni: sono tanti gli ostacoli che si frappongono sul cammino delle donne verso le posizioni di top management. D’altronde i numeri parlano chiaro: se in linea generale gli occupati sono il 54% uomini contro il 46% di donne, nei posti di potere lo squilibrio si ampia fino a un insostenibile 81-19. Sono le cifre dello studio Women in the Workplace 2016, nato dalla collaborazione tra LeanIn.org e McKinsey & Company, che ha analizzato i profili di 132 multinazionali americane con 34 mila dipendenti complessivi.
Se in Europa a raddrizzare le cose ci hanno pensato alcune leggi sulle cosiddette “quote rosa”, la situazione Usa dà il polso reale delle difficoltà delle donne nell’ascesa verso le posizioni di top management: è più facile per un profilo femminile crescere in funzioni di staff – legale, Hr, It, ecc. – piuttosto che nella linea con responsabilità di un conto economico o di un business. Almeno un terzo delle donne è convinta che il proprio genere sia una difficoltà in più per fare carriera, mentre sono gli uomini quelli che in maggioranza rifiutano posizioni apicali perché “non coerenti con quello che sono” (21% contro il 15% di donne): pareggio totale (42%) tra chi rifiuta per esigenze famigliari. Il segreto per eccellere? Chiedere, chiedere, chiedere. Perché l’insistenza nella richiesta di una promozione porta almeno il 54% in più di possibilità di ottenerla veramente. E pazienza se in 3 casi su 10 si verrà considerata delle rompiscatole.
Perché uomini e donne non vogliono diventare top manager | ||
Uomini | Donne | |
Non sarei in grado di conciliare gli impegni familiari e di lavoro | 42% | 42% |
Troppa politica | 40% | 39% |
Quel tipo di lavoro non mi interessa | 37% | 35% |
Non voglio lo stress che comporta | 21% | 32% |
Pochi benefici per alti costi personali | 21% | 21% |
Non è coerente con quello/a che sono | 21% | 15% |
Non sono sicuro/a che avrei successo | 13% | 13% |