Ceo? No grazie: solo 1 donna su 10 punta a guidare un’azienda

Un sondaggio internazionale di Hays sembra evidenziare poca ambizione, soprattutto da parte delle lavoratrici europee. Ma…

Solo l’11% delle donne italiane aspira a diventare Ceo o Managing Director della propria azienda. A rilevarlo è il sondaggio Leading Women Survey condotto da Hays su un campione di oltre 11.500 persone di tutto il mondo. In base allo studio le professioniste dei Paesi europei sembrano essere meno ambiziose delle colleghe dei mercati in via di sviluppo. Come le italiane, anche le donne francesi, tedesche e inglesi non puntano al comando della propria azienda. In Inghilterra, ad esempio, solo 1 donna su 10 ambisce alla carica di Ceo o MD, rispetto al 28% di Malesia, 22% di Colombia e 18% di Emirati Arabi Uniti.

PIÙ INTERESSE PER IL MIDDLE MANAGEMENT. Le donne europee mostrano, invece, più propensione per i ruoli di middle o senior management. Quattro italiane su 10 (39%), ad esempio, dichiarano che si sentirebbero professionalmente appagate se fossero promosse manager. Obiettivo condiviso anche dal 36% delle inglesi. Mentre solo il 33% degli uomini intervistati aspira a raggiungere un livello manageriale.

I MOTIVI. “I risultati dell’indagine fanno riflettere”, afferma il Ceo di Hays Allistair Cox. “È davvero preoccupante che così poche donne vogliano raggiungere posizioni apicali all’interno della propria azienda preferendo, invece, ruoli di middle e senior management”. Per aumentare il numero delle donne ai vertici aziendali, è necessario promuovere l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro. L’indagine Hays, infatti, mostra ancora una forte diversità di opinione tra uomini e donne: ad esempio, solo 1 uomo su 5 riconosce disparità di stipendio e di opportunità tra colleghi di sesso opposto rispetto al 44% delle donne. Le aziende sono, quindi, chiamate a definire programmi per favorire il rispetto della diversità e la presenza di donne nelle posizioni apicali. La quasi totalità degli intervistati da Hays dichiara, infatti, che la propria organizzazione non ha una policy finalizzata al rispetto dell’identità di genere (44%) o non è sicura della sua esistenza (28%).

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