Apprendistato, perché in Italia l’abbiamo reso un fallimento

A distanza di dieci anni, metà di coloro che hanno firmato un contratto di apprendistato nel 2005 erano ancora precari o pagati con i voucher. Serve una revisione del sistema

Il contratto di apprendistato è un fallimento. Possiamo dirlo senza paura di smentita guardando ai dati degli ultimi dieci anni. Il 53,4% degli apprendisti del 2005 risultava dieci anni dopo ancora precario, pagato con i voucher oppure è fuori dal mercato del lavoro. Anche tra coloro che sono entrati in servizio con un contratto di apprendistato nel 2010, oltre la metà dopo cinque anni vagava tra contratti a termine, partita Iva, co.co.co e inattività. Sono i dati che fanno rumore del XVII Rapporto di monitoraggio dell’Inapp, in collaborazione con Inps, presentato a Job&Orienta per denunciare la necessità di rivedere il sistema dell’apprendistato.

Il contratto di apprendistato è un fallimento: ecco perché

La ricerca ha scelto il 2015 come anno di riferimento per lo stato di salute del contratto di apprendistato perché è stato l’ “anno nero” per questa modalità, colpita dei copiosi sgravi abbinati al Jobs Act del governo Renzi per le assunzioni a tutele crescenti. Il contratto di apprendistato prevede grosse agevolazioni contributive: solo il 17% fino a quattro anni (cinque per gli artigiani), tra lavoratore e datore, contro il 41% in media degli altri contratti. Eppure nell’anno nero del 2015 le assunzioni da apprendista sono affondate al minimo di 178 mila contro i 227 mila dell’anno prima: -22%. Quasi -38% dal 2010.

La situazione nel 2016

Il contratto di apprendistato è tornato a “a piacere” nel 2016, con 234.461 assunzioni. Si tratta di un terzo in più dell’anno precedente, due terzi extra solo nel Sud, il 28% aggiuntivo nel Centro. L’apprendistato torna a correre perché è il contratto che cosa meno, ma dovrebbe garantire una formazione specifica al giovane dipendente. Una caratteristica che però le imprese negli anni hanno sopportato sempre meno, vissuta come un onere tra scartoffie e burocrazia, anziché un’opportunità.

Allarme formazione

«Le imprese trattano l’apprendistato alla stregua di un contratto di inserimento, scelto per il costo ridotto anziché per le opportunità che offre di formare personale con competenze specifiche, utili a quella particolare impresa», attacca Stefano Sacchi, presidente di Inapp. «A questo cerca di porre rimedio l’azione del governo, che tenta di valorizzare l’apprendistato con maggiore contenuto formativo: di alta formazione (laurea e master) da un lato e per ottenere il diploma dall’altro. Tra i cardini del sistema duale all’italiana, entrambi prevedono la compresenza di studio e formazione e lavoro. La strada in questo senso è tracciata, ma occorre continuare a investirvi, anche per ridurre le differenze tra territori dove il sistema produttivo è in grado di sfruttare queste opportunità e territori dove oggi non lo è».

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