Al World Economic Forum l’Italia del posto fisso. Ma il futuro è dei robot

A Davos il premier Renzi presenta i frutti del Jobs Act (e dal quantitative easing); ma in futuro il lavoro sarà appannaggio dei droidi

È in Svizzera, in occasione del World Economic Forum a Davos, che la politica sul lavoro del Governo Renzi presenterà i suoi tangibili risultati: l’Italia, infatti, è in controtendenza rispetto agli altri paesi europei per quel che riguarda occupazione e crescita delle aziende.

POSTO FISSO E AZIENDE IN CRESCITA. Per la prima volta dopo molti anni, infatti, il Paese si presenterà davanti al Forum che riunisce politici, imprenditori e finanzieri con l’importante conquista dei nuovi posti di lavoro fissi e con alla mano i numeri positivi ottenuti con il cosiddetto Ceo Survey, promosso da PriceWaterhouse Coopers. Il sondaggio, infatti, ha riportato le opinioni positive dei manager italiani intervistati, che per le loro aziende prevedono un 2016 in crescita. Tali risultati sono solo in parte ascrivibili al Jobs Act, che certo ha funto in parte da spinta: tra gennaio e novembre 2015 sono stati infatti oltre 500 mila i posti fissi creati, che salgono a un totale di 2,1 milioni; un maggior ruolo hanno avuto tuttavia la Bce e i sommovimenti dell’economia europea, stimolata dal quantitative easing, ossia l’acquisto di titoli da parte della Banca Centrale Europea.

ROBOT AL LAVORO. Tuttavia è sul fronte lavoro che, a Davos, si allarga un’ombra pronta a creare inquietudini nel prossimo futuro: entro il 2020, infatti, oltre 5 milioni di posti di lavoro saranno occupati dai robot. È questo che trapela dall’analisi denominata Future of Job, che definisce “quarta rivoluzione industriale” l’ingresso stabile degli androidi sul mercato del lavoro. I primi ad essere aggrediti saranno i mestieri dell’industria, e in particolare i lavori di routine, per i quali sarà più conveniente affidarsi alle macchine. Anche i lavori domestici sembrano poter diventare appannaggio dei robot: esistono già i primi prototipi di androidi-colf, sviluppati alle università di Friburgo e Bonn (tra i ricercatori dei team di sviluppo anche l’italiano Luciano Spinello), che utilizzano i software dei negozi elettronici per tenere in ordine la dispensa.

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