Tutto un altro sport

Grafiche, realtà aumentata, telecamere di ultima generazione e Ultra Hd. Così calcio, basket & Co. Stimolano l’innovazione del linguaggio televisivo contaminando anche altri settori

Lo sport, volano dell’innovazione tecnologica. Un’esagerazione? Tutt’altro. Dalle gare di automobilismo, da sempre banco di prova per motori e gomme di nuove generazione, dove presto vedremo correre auto completamente elettriche (la Formula E); all’atletica, in cui vengono testati abbigliamento e scarpe, che diventano poi di uso e consumo quotidiano per tutti gli appassionati. Senza dimenticare il calcio, che ha visto nei Mondiali di Brasile appena conclusi uno dei tornei più hi tech della sua storia, tra metodi di preparazione e tecnologia in campo. Lo sport non innova solo se stesso, ma anche e soprattutto il mercato televisivo. Da sempre i grandi eventi, come Mondiali o Olimpiadi, spingono l’acquisto di nuovi Tv per suoni e immagini sempre più coinvolgenti. L’obiettivo è vivere appieno l’emozione della gara. E se i produttori presentano schermi d’avanguardia (nel 2006 la parola d’ordine era alta definizione, quest’anno si è puntato su schermi curvi e Ultra Hd, mentre per i Mondiali di Russia 2018 si parlerà di impianti Oled) i broadcaster hanno negli anni rivoluzionato le tecnologie di ripresa. Non più, ad esempio, solo telecamere fisse piazzate a bordo campo: referee cam (un piccola camera indossabile, sperimentata nel rugby nel 2013), Hawk-eye (l’occhio di falco, introdotto nel cricket e sdoganato nel tennis per seguire la traiettoria della palla), spidercam e droni hanno offerto nuove prospettive ai telespettatori, evidenziando l’azione di gioco, dando l’impressione di trovarsi dentro lo stadio e offrendo anche un punto di vista inedito. La camera diventa indossabileÈ un interscambio continuo: tecnologie che nascono in un settore vengono poi applicate allo sport e viceversa. Come il bullet time del film Matrix (l’effetto rallenty che sottolinea il movimento del proiettile) è stato usato nel football dalla Nbc, utilizzando il sistema freeD, un impianto robotizzato in grado di girare filmati a 360° e al rallentatore. L’alta definizione nelle trasmissioni in diretta, invece, è stata introdotta in Italia nel maggio 2006 con Arsenal-Barcellona di Champions League (su Sky Sport); il 3D, inaugurato con la Ryder Cup di golf (ottobre 2010, su Sky 3D) è stato utilizzato, insieme all’Ultra Hd, per le riprese della canonizzazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. L’innovazione non è mai fine a se stessa, ma si adatta alle esigenze narrative e agli ambiti di applicazione, come conferma Riccardo Botta, responsabile Production & Creative Hub di Sky Italia, broadcaster che più di tutti sta rivoluzionando l’offerta televisiva nel nostro Paese, soprattutto sportiva. «Per noi la tecnologia è un elemento differenziante », spiega Botta. «In un sistema in cui è difficile avere esclusive complete (nei diritti Tv, ndr) cerchiamo di offrire un valore aggiunto al prodotto che diamo ai nostri clienti». Il racconto sportivo si sviluppa principalmente in quattro aree: la distribuzione del segnale, sempre più performante, l’utilizzo delle grafiche a supporto del racconto, la produzione in esterna e quella in studio. In particolare, in quest’ultimo ambito, la realtà aumentata ha giocato un ruolo fondamentale. «L’inserimento di elementi virtuali come il rendering di un motore di Formula 1 o il medagliere delle Olimpiadi hanno rafforzato il racconto. In occasione dei Mondiali abbiamo presentato Sky Stadium (riconfermato anche per la Serie A, ndr), una videolavagna che ricrea in 3D la posizione dei giocatori permettendo al giornalista di “entrare” nel campo per spiegare quanto accade».Un altro trend riguarda la produzione in esterna: crescono il numero e le tipologie delle telecamere (se pensate che le 30 utilizzate per i Mondiali di calcio siano troppe, sappiate che nell’ultimo SuperBowl sono state 55). Più telecamere offrono diverse modalità e sfaccettature. «Sky sta puntando molto sull’utilizzo delle Ultraslomo, che offrono rallenty fino a 50 volte il “real time” e permettono di esaminare particolari di gioco come mai prima. Questo impone di riesaminare a monte la strategia del racconto in un’ottica multipiattaforma». Un tema che si ricollega alle nuove abitudini del “second screen”, luogo d’eccezione per contenuti extra. L’ultimo test è arrivato proprio dai Mondiali 2014, dove gli spettatori del Regno Unito hanno potuto vedere in diretta le azioni da sei prospettive diverse.

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