Equo compenso, aumenti fino al 500%

Sulla carta, il decreto sull’adeguamento triennale dell’equo compenso firmato dal ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini non prevede alcun rincaro per il consumatore. E lo stesso ministro si affretta a precisare che non siamo davanti a una “tassa sugli smartphone”. Eppure un rincaro c’è, anche se a carico dei produttori. Il testo approvato rivede infatti (a rialzo) il compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi previsto dalla legge sul diritto d’autore, incrementando fino a +500% gli importi che i produttori dovranno pagare sui dispositivi elettronici che funzionano da archivi digitali. Nello specifico, la quota per gli smarthpone passa da 0,9 euro a 4 euro (+500%). Su un Cd con 700 mega di spazio si dovrà pagare 0,1 centesimi, su un Dvd da 4,7 Giga il costo sarà di 0,20 centesimi. Tassati anche i tablet, finora esenti: anche per loro il bollo è di 4 euro. “È dal 2012 che le tabelle sull’equo compenso attendevano di essere aggiornate”, ricorda Franceschini. “Ho anche ricostituito il tavolo tecnico che dovrà monitorare l’evoluzione e le tendenze del mercato e che, entro 12 mesi, verificherà lo stato di applicazione del provvedimento”. Scontenti, naturalmente, i produttori che giudicano il decreto un «provvedimento ingiustificato che non riflette il comportamento dei consumatori e l’evoluzione delle tecnologie e non è in linea con lo sforzo che il Paese deve compiere per sostenere l’innovazione digitale», come spiega il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania.

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