Crimini informatici in Italia, un danno da 2,45 miliardi di euro

Nell’ultimo anno circa nove milioni di italiani sono stati vittima di un crimine informatico che, in media, gli è costato 275 euro. I nuovi trend dei reati online nell’ultimo Norton Cybercrime Report

I virus che causavano danni al computer sono ormai un lontano ricordo. O meglio, esistono ancora ma sono ormai facilmente individuabili anche grazie all’esperienza maturata dagli utenti: solo gli individui più inesperti cadono ancora vittime di link inseriti in messaggi di posta elettronica da utenze sconosciute, sempre più persone, inoltre, utilizzano un antivirus per il proprio Pc o notebook. Tuttavia i crimini informatici non sono in riduzione, tutt’altro: nell’ultimo anno sono 556 milioni le persone cadute vittima di un cyber criminale (8,9 milioni in Italia), una media di 1,5 milioni al giorno, 18 al secondo per un danno complessivo stimato in 110 miliardi di dollari (frodi, furti e spese per riparazioni), 2,45 miliardi solo per l’Italia (275 euro a vittima). Dati che emergono dall’ultimo Norton Cybercrime Report, la ricerca – condotta in 24 Paesi e con un campione di oltre 13 mila adulti – su cui di basa Symantec per comprendere i trend della sicurezza informatica, le esigenze del cliente e realizzare la propria offerta di antivirus Norton.I nuovi cyber criminali non puntano più a sabotare i computer, l’obiettivo è quello di infiltrarsi in modo assolutamente impercettibile nei dispositivi delle vittime per ottenere dati sensibili, spesso a scopo di lucro (il 43% degli adulti non sa che i malware possono operare in modo discreto, rendendo difficile stabilire se un computer è stato compromesso). Lo studio di quest’anno evidenzia come gli autori dei crimini informatici stiano iniziando a concentrare la propria attenzione su social network e i dispositivi mobili, due mondi dove la percezione del pericolo tra gli utenti è ancora molto bassa: solo il 33% degli intervistati, infatti, utilizza effettivamente una soluzione di sicurezza che garantisce la protezione dalle minacce associate ai social network e solo il 45% usa le impostazioni di privacy per controllare le informazioni che condivide e con chi. Infografica – Il cybercrime diventa mobile e socialSe, come evidenziato dall’edizione 2012 del Norton Cybercrime Report, la maggior parte degli utenti Internet prende contromisure di base per proteggere se stessi e le proprie informazioni personali (ad esempio eliminando i messaggi e-mail sospetti e prestando attenzione durante l’invio dei dettagli personali online), altre importanti precauzioni vengono ignorate: il 44% non utilizza password complesse o cambia le proprie password di frequente e più di un terzo non controlla che nel browser sia presente il simbolo del lucchetto prima di immettere online informazioni personali sensibili, come dati per l’accesso a sistemi bancari. Secondo gli esperti di Norton, l’uso di password complesse per la posta elettronica continua a essere essenziale. Più di un quarto (17%) degli adulti online, infatti, dichiara di avere ricevuto una richiesta di modifica della password a seguito di una violazione del proprio account e-mail. Dal momento che vengono utilizzati dalle persone per inviare, ricevere e archiviare ogni tipo di informazioni, da foto personali (44%) a documenti e corrispondenza di lavoro (43%), da estratti conto (21%) a password per altri account online (23%), gli account e-mail rappresentano una potenziale porta d’accesso per i criminali in cerca di informazioni personali e aziendali. Attraverso le e-mail, spiega Ida Setti, consumer sales & marketing director Symantec Italia, “i criminali non solo possono accedere a tutto il contenuto della cassetta postale, ma possono anche reimpostare le password per qualsiasi altro sito online che si utilizza facendo clic sul collegamento per la password dimenticata, intercettando tali messaggi e impedendo di fatto alle persone di accedere ai propri account. È importante proteggere la posta elettronica di conseguenza, utilizzando password complesse e cambiandole periodicamente”.

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