L’immaginazione non basta

Dai sogni bisogna passare al fare, un obiettivo niente affatto impossibile, anzi. Così si è concluso il World Communication Forum, maratona di tre giorni che ha portato a Roma i professionisti della comunicazione, dell’event industry e della sostenibilità

Da “Torniamo a immaginare” a “#sipuòfare”. È questa la parabola percorsa nella tre giorni del World Communication Forum, unico grande evento che quest’anno ha riunito, dal 3 al 5 giugno, il Forum della comunicazione, il Forum event industry e il Forum dell’innovazione sostenibile. Perché è evidente che, per raggiungere dei risultati, dopo essere tornati a immaginare è il momento di passare al fare. Come ben insegna la scenografica sede che ha ospitato la manifestazione: Cinecittà. «La nuova ambientazione era parte integrante dell’evento», spiega Fabrizio Cataldi, Chairman di Comunicazione Italiana. «Non a caso viene definita la “fabbrica dei sogni”, ossia un posto dove i sogni divengono realtà sotto forma di film, quindi nell’ambito di una grande industria come quella del cinema, che è una “macchina da guerra” nella promozione dell’italianità del mondo e merita di essere ulteriormente rilanciata. Insomma, non è solo una fabbrica di sogni, ma anche una fabbrica di concretezza».

L’indagine dell’Istituto Piepoli

Ed è stata proprio l’ampiezza della location a consentire di trovare spazio anche per format alternativi al classico workshop, come il concerto animato dai Patchwork, storica band capitolina, che ha interpretato in musica – il linguaggio più forte, immediato e universale – i temi del Forum della comunicazione, oppure il radio-walkshow “lo sciame intelligente”, una conversazione nomade sulla progettualità artistica e creativa nell’ambito della comunicazione d’impresa, che ha esplorato l’installazione Touché, appositamente realizzata dall’artista Daniele Spanò. Senza dimenticare l’ormai classico Galà, che in questo caso ha però trovato spazio nel famoso set dell’Antica Roma, negli Studios.

Insomma, per introdurre delle novità in un format rodato ci vuole coraggio, ma questo coraggio è stato premiato, come confermano i numeri di questo World Communication Forum: 50 aziende partner, 11 giovani startup innovative associate a Unindustria, 152 relatori e oltre mille manager partecipanti. «Abbiamo ricevuto un feedback positivo da parte dei presenti», conferma Cataldi, «hanno apprezzato la contaminazione virtuosa che si è venuta a creare tra tematiche vicine, ma trasversali. E ha funzionato il filo conduttore, ossia desiderio di riprogettare il futuro in questi ambiti».La manifestazione ha preso il via con il Forum della comunicazione, che com’è ormai tradizione si è aperto con la presentazione del sondaggio sul settore eseguito dall’Istituto Piepoli (v. box). Nell’intenso programma della prima giornata anche lo speech di Antonio Romano, fondatore e presidente di Inarea Identity Architectures, tra i padri di questo Forum (nel 2008, anno del debutto, faceva parte del suo comitato scientifico), secondo il quale ogni innovazione importante genera un “Rinascimento”. Sarà quindi fondamentale esser capaci di valorizzare, declinare e dare un senso anche alle innovazioni tecnologiche con la rivoluzione in atto dell’Internet of things, che moltiplica esponenzialmente le opportunità di connessione, interazione e di conseguenza comunicazione, con un peso sempre maggiore di reputazione e trasparenza.

Naturalmente, vista l’ambientazione, non si poteva non parlare anche di cinema. Per questo, è nato il workshop, organizzato in collaborazione con Business People e moderato dal suo direttore responsabile, Vito Sinopoli, Cinema italiano, storie da comunicare, che ha visto protagonisti il regista, autore e produttore Fausto Brizzi, l’a.d. di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, e Giampaolo Letta, vicepresidente e a.d. di Medusa Film.

L’evento è proseguito con il Forum Event Industry, che ha dato vita a un confronto su scenari futuri e innovazione nel mercato degli eventi. Due i filoni principali: gli eventi come volano di sviluppo e promozione del territorio e l’innovazione tecnologica per la creazione di esperienze interattive. Impossibile, nell’anno di Expo 2015, non aprire una finestra su questo tema: se ne è occupato, nei lavori di apertura, Alfredo Accatino, direttore creativo di FilmMaster Event, tra i realizzatori dell’evento di apertura dell’Esposizione universale milanese. Nelle sue parole la sintesi della sfida del futuro: è necessario “cambiare pelle”, conquistare nuovi mercati, esplorare nuove aree operative, creare nuovi linguaggi. Perché un’emozione vale più di un effetto speciale, ha ricordato a una platea attenta. L’approccio all’engagement dovrà essere in grado di andare oltre gli schemi di riferimento finora accettati, senza però perdere coscienza delle proprie competenze uniche e interdisciplinari, in una prospettiva “human to human”. Anche un intervistatore robot, realizzato da Fido Group, si è aggirato per gli studi di Cinecittà: un automa che interagisce con il pubblico per un’esperienza sensoriale innovativa.

A chiudere la manifestazione è stato, infine, il 5 giugno, il Forum dell’innovazione sostenibile, incentrato quest’anno sul rapporto tra crescita e benessere, nel corso del quale sono stati analizzati casi concreti e testimonianze di aziende, che hanno fatto, di innovazione e sostenibilità, il proprio punto di forza per aumentare la competitività e la brand awareness. Nella sessione di apertura l’argomento è stato affrontato in modo pragmatico, partendo dal pil per affrontare i diversi Kpi che le aziende utilizzano per misurare effettivamente la loro sostenibilità globale. Tra gli interventi del giorno, si è distinto quello di Marco Astorri , amministratore delegato di Bio-On, azienda che commercializza il biopolimero, plastica naturale prodotta dagli scarti degli zuccherifici e senza petrolio e in grado di sciogliersi nell’acqua in un termine programmabile. «Con questo intervento abbiamo raggiunto uno dei nostri obiettivi di questa giornata», spiega Farbizio Cataldi, «ossia trovare la testimonianza di qualcuno che, partendo dall’Italia, avesse trovato un modello di business valido e sostenibile al 100%. È la dimostrazione che il nostro Paese sa progettare e che finalmente stiamo tornando a immaginare ».

SI TORNA A MILANO

Come sempre Comunicazione Italiana non si ferma mai e, all’indomani del World Communication Forum 2015, è all’opera per organizzare gli eventi del prossimo anno. In programma un ritorno in Lombardia: «Questo è un anno particolare, quello in cui Milano ospita Expo», racconta Fabrizio Cataldi, «ovviamente ne abbiamo tenuto conto e anche per questo abbiamo organizzato il nostro evento configurato in questo modo e su Roma. Ma l’anno prossimo sono certo che, almeno il Forum della comunicazione, tornerà laddove ha trovato il suo terreno più fertile tra le aziende: Milano. Era un ritorno già programmato, che ci vedrà di nuovo a Palazzo Lombardia, come accaduto nel 2014». Si va, insomma, verso una riconferma del format “storico”, anche se le virgolette sono d’obbligo, perché al giorno d’oggi il mondo cambia molto velocemente e Comunicazione Italiana intende seguire spunti e indicazioni che vengono dal mercato e dai partecipanti.

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