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Serie Tv, un fenomeno che supera ogni confine

Sit-com, Cop & Legal drama, Horror, Medical, Sovrannaturale, Fantasy e Romantico: a ciascuno il suo. Grandi attori si contendono ruoli sempre più avvincenti e schiere di fan. Meglio del cinema, le serie Usa sono fenomeni cult che superano ogni confine, attraendo spettatori di ogni età

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«Iniziare a guardare una serie Tv che potrebbe durare anni non è una decisione da prendere alla leggera». La battuta è di Sheldon Cooper, uno dei quattro nerd della sit-com The Big Bang Theory. Il suo interprete, Jim Parsons, così come i colleghi Johnny Galecki e Kaley Cuoco- Sweeting, guadagna un milione di dollari per ogni episodio. Il loro cachet ben rappresenta quanto il business delle serie Tv sia tra i più ricchi e fruttuosi negli States. Un’altra cifra: 500 mila dollari. È il valore, secondo la stampa Usa, di uno spot di 30” all’interno della seconda stagione di Empire, titolo rivelazione del 2015, incentrato sui giochi di potere di una famiglia dell’industria dell’hip hop (in Italia su Fox). Nel 2012 (ultimo dato disponibile, fonte: Imported Drama Series in Europe Report, di Madigan Cluff, Digital Tv ed Essential Media Statistics, 2013), il valore delle serie importate in Europa era di circa 5,4 miliardi di dollari. Oggi più del cinema (ma non ancora a livello dello sport), è proprio la serialità la carta con cui si gioca la partita delle pay tv di Sky e Mediaset Premium, ed è il punto di forza dei servizi on demand (vedi box Netflix). Nonché uno dei temi più caldi sui social media. Se tempo fa molti, per darsi un tono, si trinceravano dietro un borioso “non guardo la Tv”, oggi vale l’esatto contrario: seguire una serie – soprattutto quelle di tendenza – è un must. Quando Renzi cita House of Cards e Roberto Saviano paragona l’Italia a Game of Thrones, vuol dire allora che la serialità non è più soltanto una faccenda da ragazzi….

ADESSO TOCCA A NETFLIX

IL SUCCESSO NASCE RISCHIANDO

DA LOST A HOUSE OF CARDSGli addetti ai lavori parlano di Golden Age, l’età dell’oro della serialità, a partire naturalmente da quella Usa. L’America non ha mai smesso di “colonizzarci” televisivamente, ma la situazione è cambiata dai tempi di Happy Days. Il racconto si è fatto più complesso, attingendo da varie culture e Paesi, sempre capace di raccontare storie universali. Questa evoluzione si deve prima di tutto all’avvento della pay Tv, in particolare dei canali via cavo. Scrivere per un pubblico pagante, dai gusti sofisticati e più aperto alle novità, ha permesso di sviluppare nuovi temi e linguaggi. Chi mai si sarebbe aspettato di vedere delle donne parlare liberamente di sesso e relazioni prima di Sex and the City su Hbo? Queste innovazioni sono state poi successivamente tradotte – senza “annacquarle”- per il pubblico mainstream dai grandi network: Cbs, Nbc, Fox, Abc (Lost). Tra la fine degli anni 90 e gli inizi del 2000 nascono titoli memorabili: Grey’s Anatomy, C.S.I., I Soprano… Anche la struttura cambia: il numero di episodi si riduce (da 20 a una decina), prendono piede le serie antologiche (American Horror Story o True Detective), si cercano contaminazioni con altri media, primo fra tutti il mondo di fumetti (The Walking Dead). La pay Tv e successivamente i nuovi canali digitali valorizzano in Italia un contenuto spesso bistrattato nei decenni precedenti. I telefilm diventano le grandi serie. «Rispetto al passato, c’è molta più offerta e la possibilità di vedere le serie che piacciono, sapendo dove andarle a trovare», spiega Gabriele Moratti, Territory Director, Italy, International Networks, Sony Pictures Television, in Italia presente con Axn e Axn-Sci-Fi. «Un prodotto come Breaking Bad non sarebbe mai potuto arrivare in Italia se non ci fosse stata un’offerta così ampia. L’aumento di canali ha portato a una maggiore segmentazione del mercato, permettendo di avere non solo la serie mainstream, ma anche quelle più di nicchia, che magari fanno qualche numero in meno in termini di ascolti, ma contribuiscono a completare l’offerta, dando spazio anche alla sperimentazione ». Per aumentarne ulteriormente l’appeal (e tentare di scongiurare la pirateria), l’ultima tendenza è quella del day-and-date, la messa in onda in contemporanea con gli Usa.

L’AVANZATA DELLE STARAll’inizio erano solo camei o piccole partecipazioni, ma di rilievo, come quella di Brad Pitt in Friends, proseguite con Gwyneth Paltrow in Glee o Arnold Schwarzenegger in Due uomini e mezzo. Le grandi star del cinema hanno sempre amato regalarsi una comparsata sui set Tv, mantenendo però le distanze. Partecipare a una serie costituisce un impegno gravoso in termini di tempo, significa rinunciare automaticamente ad altri progetti, ma la crescente qualità della scrittura porta a qualche ripensamento. Glenn Close è tra le “pioniere”: nel 2005 partecipa a un’intera stagione del cop drama The Shield. L’anno successivo è la protagonista del legal Damages e vince un Emmy. I big cambiano idea: una serie offre la possibilità di sviluppare personaggi che il cinema fatica a proporre e si traduce in Emmy e Golden Globe. La lista dei divi è lunga e comprende Kiefer Sutherland con 24 (che rilancia la sua carriera), Kevin Bacon (The Following) James Spader (Blacklist), Charlie Sheen con Due uomini e mezzo (sostituito poi da Ashton Kutcher), la “coppia presidenziale” Kevin Spacey e Robin Wright di House of Cards, Woody Harrelson, Matthew McConaughey, Colin Farrell e Vince Vaughn in True Detective. Il fenomeno coinvolge anche i registi: Steven Spielberg si cimenta in Terranova e ultimamente in The Whispers; Martin Scorsese si dedica a Boardwalk Empire e prossimamente a Vinyl, sulla storia del rock. I fratelli Coen rimettono mano a Fargo e creano un nuovo cult…

POTERE AGLI SCENEGGIATORIDietro questo boom non ci sono solo grandi attori, budget importanti. Ci sono soprattutto gli autori, gli showrunner (responsabili creativi): sono loro l’elemento chiave per il successo di un progetto, poco importa se ne firmano solo il soggetto lasciando ad altri la responsabilità delle nuove stagioni. Il loro nome è l’ago della bilancia per far partire un progetto. J.J. Abrams firma Lost e Alias e produce Person of Interest. Matthew Weiner, la mente de I Soprano (ideata da David Chase), crea quel capolavoro di scrittura, regia e fotografia che è Mad Men. Con Breaking Bad, Vince Gilligan si guadagna onore e gloria, mentre Alex Gansa e Howard Gordon rinnovano le spy story con Homeland, adattando un format israeliano allo scenario internazionale post 11 settembre. Per non parlare di David Benioff e D.B. Weiss, amati e odiati dai fan di George R.R. Martin per il loro lavoro su Game of Thrones (forse più odiati, man mano che la serie si discosta dai libri….). Altri big sono Chuck Lorre (Due uomini e mezzo, The Big Bang Theory) e Ryan Murphy (Glee), Robert Kirkman (The Walking Dead) o Nic Pizzolatto (True Detective). In un mondo fatto soprattutto di uomini spicca una donna: Shonda Rhimes, che con Grey’s Anatomy, Scandal, Le regole del delitto perfetto e prossimamente The Catch (storia di una investigatrice antifrode a sua volta truffata) ha tratteggiato dei ritratti al femminili talmente forti da essere subito riconoscibili per piglio e stile. Tanto basta per considerarla una delle donne più influenti dello showbiz.

SUGGESTIONI INTERNAZIONALIOggi, la serialità Usa guarda sempre più spesso alle esperienze Oltreoceano, facendole sue. A partire dall’ingresso massiccio nei cast di attori di origine europea, spesso britannica, meno costosi (almeno inizialmente) ed estremamente capaci: «In Gran Bretagna prendono molto sul serio la loro formazione, mentre negli States stiamo attraversando una sorta di fase social-media dipendente», ha dichiarato tempo fa Michael Douglas. Il quale, oltre ad aver guadagnato notorietà negli anni 70 col telefilm Le strade di San Francisco, ha poi “ceduto” di nuovo alle lusinghe del mezzo interpretando il Tv movie di Hbo, Dietro i candelabri. Il fenomeno si è spostato alla scelta dei progetti: Homeland, appunto, è l’adattamento di una serie israeliana. Sulla scia del clamoroso successo dello Sherlock di Bbc (con Bendict Cumberbatch) gli States hanno prodotto Elementary. Per non parlare degli adattamenti di titoli nordeuropei, come The Bridge e The Killing. È stata poi la volta della Francia: dal thriller sovrannaturale Les Revenants, è stato prodotto The Returned. Lo show è stato cancellato dopo una sola stagione. Poco male, per una serie che chiude, ce ne sono almeno altre dieci pronte a invadere gli schermi.

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GRANDI STORIE. Dall’alto a sinistra, in senso orario: Scandal, Game of Thrones, Fargo, True Detective, The Big Bang Theory e The Walking Dead . Al centro, Power e, nel riquadro, Due uomini e mezzo