Nessuno batte la fiction

Superano qualsiasi concorrente: dal calcio ai film. E questo grazie anche alla legge che ha imposto a Rai e Mediaset di destinare una quota dei ricavi alle produzioni originali. Ma ora gli investimenti calano. E il mercato si restringe. Ecco perché

A Nonno Libero è bastata una puntata d’ordinaria amministrazione di Medico in famiglia 6 per conquistare 8,8 milioni di italiani ed entrare di diritto nella Top 5 degli ascolti 2009/2010. Al contrario, per conquistare l’attenzione della platea generalista, i calciatori si sono dovuti cimentare nei match di qualificazione mondiale, nella finale di Champions League e nel febbrile testa testa Roma-Inter nella Coppa Italia di quest’anno. Lo stesso podio conquistato dal festival di Sanremo è costato alla Rai ospiti da 50 mila/100 mila euro a serata e una promozione lunga un anno, tra rumors sulla conduzione e ospitate annunciate e smentite. Alla fiction, invece, basta molto meno: per costituire agli occhi degli spettatori un evento Tv, è sufficiente una storia dai volti noti, come per l’appunto Medico in famiglia 6 e I Cesaroni, o un intreccio culturalmente impegnato, come insegna il successo riscosso dalla produzione targata LuxVide, da Sant’Agostino al ciclo Bibbia. Questo perché la fiction rappresenta ormai un elemento irrinunciabile del nostro immaginario sociale: ci descrive, entra quotidianamente nelle nostre case, tiene in vita la storia condivisa, fotografa trend e cambiamenti. È un appuntamento ricorrente e seguito, che ha ereditato il ruolo di grande narratore sociale prima affidato al cinema e al teatro. Le sue storie e i suoi protagonisti sono quindi in grado di garantire grandi ascolti ed elevati investimenti pubblicitari.

Miniserie superstarIl cavallo di battaglia è indubbiamente la miniserie. L’Italia è infatti l’unico paese europeo la cui Top 10 dei maggiori successi di fiction non sia dominata da storie a lunga serialità. In quella del 2009/2010, per esempio, spuntano solo il già citato Medico in famiglia 6, a torto dato in declino per la parziale partecipazione di Lino Banfi, e l’immortale Don Matteo 7 con Terence Hill.Per il resto, è un pullulare di miniserie. In Top 10 ce n’è per tutti i gusti: da quella storica, come Lo scandalo della Banca Romana e Mi ricordo di Anna Frank, alla variante santo-papalina con Sant’Agostino, fino al biografico La mia casa è piena di specchi dedicato a Sophia Loren. Tutti titoli a cui seguiranno, prossimamente, storie analoghe: per esempio, sulla scia di Sissi, seconda per ascolti nella Top 10, arriveranno i progetti dedicati a Evita Peron e Grace Kelly. In materia di biografie italiane, avremo le miniserie sul tenore Pavarotti e sullo stilista Versace. Inoltre, è destinato a prendere piede il filone favolistico: forte del successo di Pinocchio, leader della stagione seriale con il 28,8% di share, la casa di produzione LuxVide ha in cantiere la coproduzione Cenerentola. Quanto alla lunga serialità, per adesso il filone vive soprattutto di sequel. Tra il decennale di Distretto di Polizia, il quarto anno de I Cesaroni, il terzo di La Nuova Squadra, il sequel Anna e i cinque 2 e i già annunciati Squadra Antimafia 3, Tutti pazzi per amore 3 e Medico in famiglia 7, è un unico, grande loop di volti e storie. La cui unica alternativa sembrano essere gli adattamenti. Basti pensare che negli ultimi due anni, sono stati ben nove i format acquistati Oltralpe: oltre ai rinnovati Medico in Famiglia e I Cesaroni, nel 2009 entrano L’isola dei segreti, il medical La scelta di Laura, i gialli Fratelli Detective e Tutti per Bruno, la sit com Così fan tutte; nel 2008 la serie Anna e i cinque, il medical Terapia d’urgenza, la detection Zodiaco e il satellitare Donne Assassine. Un numero notevole, se rapportato alla parsimonia con cui si lanciano nuove serie ma che permette di sfruttare l’appeal riscosso dalla fiction, tutelandosi da flop imprevisti. E appartiene proprio alla categoria degli adattamenti uno dei progetti autunnali più interessanti: Grundy Italia sta producendo per Mediaset la versione italiana dello spagnolo Sin tetas no hay paradiso. Una storia d’amore e droga, con Daniele Liotti protagonista. Da segnalare anche la proposta di Magnolia Fiction che, con la serie Una grande famiglia, sembrerebbe volere dichiarare guerra alla progenie Publispei (Medico in famiglia, Tutti pazzi per amore, I Cesaroni). Lunga vita anche al filone mafioso: la TaoDue, oltre a realizzare il terzo ciclo di Squadra Antimafia, ha in cantiere una storia sul clan dei Casalesi.

Ma quanto mi costi?La fiction, insomma, rappresenta un pilastro della programmazione. Ma non è certo un genere a basso costo. Anzi. Tant’è vero che per incoraggiare (o costringere?) le Tv generaliste a investire sul filone c’è voluta la legge 122/98, che ha imposto a Rai e Mediaset di destinare una quota dei propri ricavi, pubblicitari e di canone, alla produzione europea e domestica. Il nuovo Contratto di Servizio Rai prevede, inoltre, che almeno il 15% dei ricavi pubblici venga investito in film, fiction, documentari e animazione.Questi vincoli hanno permesso al settore di andare a regime, dando vita a una vera e propria industria della fiction. Per effetto della legge, le ore di programmazione sono infatti progressivamente lievitate: basti pensare che nel 1988 il trasmesso inedito in prima visione era di appena 299 ore. Oggi, invece, si veleggia sulle 558 ore, mentre nel periodo pre-crisi economica la fiction sfiorava addirittura le 800 ore.Tra le produzioni che hanno permesso il salto di qualità spiccano Un posto al sole e Il maresciallo Rocca: il primo, a cadenza quotidiana, ha dato vita a un modello produttivo; il secondo a una case history di successo dal punto di vista degli ascolti e del ritorno economico. Motore del comparto sono uno stuolo di piccole e medie imprese, il cui numero supera ormai le 850 unità su suolo nazionale. Il 60% di queste si concentra nel Lazio. Le altre aree “calde” sono la Lombardia e il Piemonte.A dimostrazione del buon ritorno economico garantito dalla fiction, ci sono i dati relativi al fatturato di queste imprese: secondo il XII Rapporto sull’Industria della Comunicazione in Italia redatto dallo Iem – Fondazione Rosselli, nel 2008 ammontava a 1,5 miliardi di euro (+6% rispetto al 2007). Questo, però, fino al periodo pre-crisi. L’acuirsi della recessione ha, infatti, segnato una brusca battuta d’arresto per il settore.

Effetto crisiLa situazione che si è creata è abbastanza surreale. Se infatti i network non possono rinunciare (anche per legge) a un genere di sicuro successo quale la fiction, allo stesso modo non sono nelle condizioni di mantenere budget da quasi 280 milioni di euro. Da qui, la scelta di tagliare gli investimenti a fronte di quote di programmazioni seriali sostanzialmente inalterate. In prime time, infatti, le serate su Rai e Mediaset restano rispettivamente da 124 e 100/110 pezzi. I budget sono, però, drasticamente scesi: Rai è passata dai 280 milioni del 2007 agli attuali 205. Mediaset ha invece tagliato del 30% i costi orari di produzione, mettendo a disposizione un budget di circa 200 milioni di euro per il 2010. Sacrificata, in particolare, l’offerta destinata ai canali minori: RaiDue è ormai destinata a offrire in prime time titoli rigorosamente stranieri. Ai vari (pur pregevoli) N.C.I.S. e Bones non si accompagneranno più i gialli nazionali, come Crimini. A Italia1, invece, resta giusto la sit com: prossimamente, debuttano Love Bugs 4, con Teo Mammucari e Belén Rodriguez, il calcistico All Stars e il cabarettistico Ale&Franz Sketch Show. Ma a farne le spese sono soprattutto i produttori, la cui cerchia di collaborazioni si va progressivamente restringendo. La Rai, per esempio, ha ridimensionato il numero dei propri interlocutori nazionali. Mediaset invece si sta concentrando sulle società entrate nell’orbita del gruppo, ossia Mediavivere, joint venture Endemol – Mediaset, TaoDue e Ares Film. Urge dunque un intervento a sostegno della fiction: un settore strategico non solo dal punto di vista economico ma anche culturale.

La fiction e RosselliniIn prima linea, schierata a sostegno della fiction italiana, c’è la Fondazione Roberto Rossellini per l’Audiovisivo. Fondata e presieduta da Francesco Gesualdi, la Fondazione si prefigge tre scopi principali: promuovere, formare e informare. L’evento principale a cui è legato il nome della Fondazione è RomaFiction Fest: una vetrina del meglio del made in Italy per i player internazionali, nonché un assaggio, per il grande pubblico, dell’offerta seriale autunnale. Giunta alla quarta edizione (5-10 luglio), la kermesse si distingue per il suo taglio internazionale, volto a promuovere i prodotti nazionali oltreconfine. In particolare, Cina, Paesi Arabi e America Latina. Gli organizzatori stanno inoltre lavorando per gemellare la prossima edizione del Rff con il Festival di Biarritz, il Television Festival di New York e il Festival di Abu Dhabi.Sotto la voce “formazione” rientra invece tutta l’attività di workshop, seminari, ricerche e convegni annuali della Fondazione. In progetto, anche l’apertura di una Scuola d’Eccellenza per la formazione dei nuovi professionisti e un Istituto Tecnico Superiore per l’audiovisivo, in provincia di Roma. Non ultimo l’informazione, garantita dalle ricerche del neonato Osservatorio Internazionale Roberto Rossellini sull’Audiovisivo e la Multimedialità, affidato a IsICult e Luiss, e dal servizio di newsletter quindicinale.

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