La Germania ostacola UniCredit nell’Ops su Commerzbank e difende l’indipendenza

La Germania ostacola UniCredit nell’Ops su Commerzbank e difende l’indipendenza© Shutterstock

In seguito alla salita al 20% del capitale della seconda banca tedesca, la Germania decide di ostacolare UniCredit che punta all’Ops su Commerzbank. Il Governo tedesco, attraverso una portavoce del ministero delle Finanze, ha fatto sapere che “respinge il metodo non concordato e non amichevole di Unicredit” e che vuole mantenere l’indipendenza dell’istituto bancario tedesco. Inoltre, rispetto alla lettera attesa da Bruxelles, l’Ue precisa che non ci è stato ancora nessun invio.

Si tratta di parole che ribadiscono la posizione della Cancelleria Merz, espressa a luglio e comunicata direttamente ad Andrea Orcel, a.d. di UniCredit. In linea con quanto fatto sapere l’anno scorso, all’indomani dell’acquisizione del 9,5% iniziale.

Gli equilibri da salvaguardare

La Germania ostacola UniCredit nell’Ops su Commerzbank perché ne vuole mantenere la forza e l’indipendenza. Inoltre il primo ministro Friedrich Merz considera l’approccio di Orcel “non coordinato, ostile e inaccettabile”. Della stessa opinione è il ministro delle Finanze tedesco: ”Il governo tedesco supporta la strategia di indipendenza di Commerzbank e lo ha chiarito anche a Unicredit. Lo Stato non cederà la sua partecipazione”.

Salvata durante la grande crisi del 2008-2009, la banca è controllata dallo Stato a circa il 12% del capitale. Il risiko bancario in atto è visto positivamente dalla Borsa, che ha visto un rialzo dei titoli. E, a proposito di risiko, Orcel è molto impegnato anche sul fronte Banco Bpm.

Sull’argomento, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, non si sbilancia: “Aspettiamo… sono cose che non so e di cui non posso parlare”, ha spiegato.

Adesso si attende la sentenza del Tar del Lazio, prevista entro il 16 luglio, in merito al ricorso di Unicredit contro il golden power.

Intanto da Bruxelles fanno sapere che “non è stata presa alcuna decisione. Non abbiamo nemmeno concluso alcuna valutazione preliminare e non è stata inviata alcuna lettera. A fine maggio abbiamo inviato un paio di domande all’Italia. Abbiamo ricevuto la risposta e stiamo esaminando la questione”.

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