La corsa ai data center in Italia: gli investimenti sfiorano i 5 miliardi

Nel quadriennio 2024-2028 gli investimenti nel nostro Paese sono triplicati. I dati dell’Italian Datacenter Association: per ogni miliardo di euro investito, dieci miliardi di ricadute per l’economia

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La domanda di servizi digitali da parte dei consumatori, imprese e settore pubblico, così come la sempre maggior digitalizzazione dei processi aziendali sta portando alla crescita esponenziale del mercato dei data center in Italia. Il dato più significativo in tal senso riguarda gli investimenti: nel quadriennio 2019-2023 erano 1,6 miliardi di euro, mentre per l’orizzonte 2024-2028 si parla di 4,8 miliardi. Il triplo. Una cifra considerevole, soprattutto se si considera che l’effetto moltiplicatore per l’intera economia è di uno a dieci.
“Dunque un miliardo di investimenti equivale a 10 miliardi di ricadute per l’economia”, evidenzia al Sole 24 ore da Emmanuel Becker, a.d. di Equinix e presidente di Ida-Italian Datacenter Association, l’associazione italiana dei costruttori e operatori di data center.

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Data center: i numer in Italia

A oggi l’associazione presieduta da Becker conta 120 aziende associate per una rappresentatività del mercato italiano superiore al 90% e per un fatturato totale superiore ai 5 miliardi di euro. Secondo un’analisi dell’associazione, i data center in Italia garantiscono 28.170 posti di lavoro in Italia. Di questi 8 mila sono occupati diretti e 13.500 nella catena del valore indiretta. A completare il quadro ci sono gli oltre 6.700 addetti impiegati nell’indotto.
Al momento, spiega il presidente di Ida, non ci sono particolari problematiche sul fronte dei profili lavorativi e delle competenze, ma con la prossima espansione del mercato il rischio è di ritrovarsi con poco personale specializzato. “Non a caso come associazione, in collaborazione con alcune università, abbiamo messo a disposizione borse di studio ad hoc”, spiega Becker. Altro tema riguarda il costo dell’energia. “L’Italia ha un costo dell’energia elettrica che fa sì che il Paese guardi dall’alto i suoi vicini. Parliamo di un più 30% rispetto alla Spagna o anche di un più 50% rispetto alla Francia. L’idea di dare uno sviluppo maggiore a questo settore passa necessariamente dalla considerazione del problema e da politiche utili a sciogliere questi specifici nodi”.

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