Nella finanza islamica le risposte alle domande dell’Occidente

Alberto Brugnoni, managing partner di Assaif, ci accompagna nel mondo dei prodotti finanziari e creditizi conformi alla Shari’a

Alberto Brugnoni, già direttore di Merrill Lynch Bank, è oggi managing partner di Assaif, associazione che struttura e sviluppa in tutto il mondo prodotti finanziari e creditizi conformi alla Shari’a. Da Kabul, dove si trova da un anno e mezzo per lanciare l’assicurazione islamica (takaful) nel Paese e contribuire allo allo Afghanistan Rural Enterprise Development Program per lo sviluppo delle aree rurali, Brugnoni ha accettato di rispondere alle domande di Business People e di spiegare perché, secondo lui, nella finanza islamica ci sono dei principi di responsabilità morale, di equilibrio e di realismo che possono aiutare l’Occidente a non ripetere quegli errori del passato che hanno portato alla crisi dell’ultimo quinquennio. Alla base dei prodotti finanziari conformi alla Shari’a, secondo il managing director di Assaif, ci sono infatti norme etiche che hanno attraversato la storia dell’umanità: erano state enunciate da Aristotele e hanno trovato spazio anche nella tradizione ebraica e cristiana prima di essere fatti propri dall’Islam, che non ne rivendica paternità e originalità.

Per quale ragione, allora, questi principi devono essere riscoperti e valorizzati soltanto oggi?Perché negli ultimi 30 anni c’è stata un’esplosione dello stock di debito globale e un divario crescente tra le attività reali e quelle di carta, cioè tra la speculazione finanziaria e la crescita dell’economia reale. È una situazione che oggi, nel mondo, ha ancora una funzione destabilizzatrice. Quella che abbiamo visto nell’ultimo quinquennio, infatti, non è una crisi episodica, è una crisi del sistema.

Dunque?Nella finanza islamica ci sono molti elementi importanti in grado di superare gli squilibri che ho appena descritto e che hanno portato alla metastasi di uno stock dei debito oramai fuori controllo, che non potrà mai essere ripagato nella sua totalità.

Meglio dunque che anche l’industria finanziaria si converta alle leggi del Corano….Le racconto un episodio: qualche tempo fa, ho illustrato i principi della finanza islamica a un banchiere centrale di un grande paese dell’Europa dell’Est. A un certo punto della conversazione, mi ha interrotto per dirmi che, in fin dei conti, non gli stavo raccontando nulla che non conoscesse già. Erano infatti le stesse regole adottate dalle banche d’affari di Londra fino agli anni ’60. Credo che in questa affermazione del mio interlocutore ci sia la risposta più giusta per la sua sua domanda.

In che senso?Intendo dire che oggi, dalla finanza islamica, arriva una proposta ragionevole, di facile comprensione e che ben si sposa con la fatica dell’agire umano nel senso più banale del termine. Nel mondo finanziario, come nella vita, non ci sono scorciatoie: alla base di una crescita sostenibile dalla società e dell’ambiente, c’è sempre il sudore della fronte. Questi sono gli stessi principi presenti nel dna dell’imprenditoria italiana, almeno quella di prima generazione, che è portatrice di una cultura unica al mondo.

ARTICOLO PRINCIPALE – Nel segno della Shari’a

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