Minibond: 2019 anno d’oro. Crescono emissioni, raccolta ed emittenti

L’innovativo strumento di finanziamento per le aziende non quotate in Borsa ha fatto registrare diversi record. E guarda con ottimismo al 2020

Il 2019 è stato un anno d’oro per i minibond, innovativi strumenti di finanziamento per le aziende non quotate in Borsa, alternativi e complementari al credito bancario. Le emissioni sono aumentate del 24,7% rispetto al 2018, arrivando a quota 207, e il flusso di raccolta del 21,1%, raggiungendo quota 1,18 miliardi di euro. Anche le società emittenti hanno fatto registrare un record: a fine anno erano 183, di cui 129 si erano affacciate sul mercato per la prima volta. È la fotografia scattata dal 6° report italiano sui minibond redatto dall’omonimo osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, da cui emerge che il settore manifatturiero è quello più attivo (44,3% del campione). Per quando riguarda la distribuzione geografica, in prima posizione troviamo la Lombardia, con 41 emittenti (il 22,4% su scala nazionale). In crescita il Veneto e il Trentino-Alto Adige: merito soprattutto di alcune operazioni di sistema come i Trentino Bond e i Pluri Bond Turismo Veneto Spiagge.

Le motivazioni del collocamento? Nel 62,1% dei casi, lo scopo è finanziare la crescita interna dell’azienda, mentre nel 12,7% ristrutturare le passività finanziarie. Fra le ragioni ci sono anche il bisogno di alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante (PMI) e le strategie di crescita esterna tramite acquisizioni (grandi imprese).Secondo una proiezione, nel 2020 sono in scadenza minibond per 805 milioni di euro, mentre nel 2021 per 766 milioni. “Per il 2020 le nostre aspettative sul mercato dei minibond sono ottimistiche e stimiamo un ulteriore aumento delle emissioni e del flusso di raccolta” commenta professor Giancarlo Giudici, responsabile dell’osservatorio Minibond.

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