GM taglia 14 mila posti di lavoro e chiude 7 stabilimenti. Ma vola in borsa

Il colosso Usa vuole migliorare il cash flow di 6 miliardi di dollari a fine 2020 e puntare tutto sull’auto elettrica

Soffia un vento di grandi cambiamenti in casa General Motors. Il primo costruttore di auto degli Stati Uniti ha annunciato che entro il prossimo anno taglierà il 15% dei dipendenti e cesserà la produzione in sette stabilimenti. L’obiettivo? Migliorare il cash flow di 6 miliardi di dollari a fine 2020, così da rispondere meglio al rallentamento del mercato dell’auto e alle conseguenze della guerra commerciale globale. “Le misure ci consentiranno di continuare la nostra trasformazione per essere più agili, resilienti e redditizi. Dobbiamo anticipare i cambiamenti del mercato e i gusti dei consumatori, così che la nostra azienda resti ben posizionata sul mercato e continui ad avere successo sul lungo termine” ha dichiarato l’amministratore delegato, Mary Barra. Con il piano di ristrutturazione si punta a focalizzare gli sforzi sulla produzione dell’auto elettrica e sui veicoli a guida autonoma. Subito dopo l’annuncio, il titolo Gm è schizzato in Borsa, arrivando a guadagnare l’8%, quando da inizio anno aveva perso circa il 7%.

L’annuncio di Gm ha provocato diverse reazioni

Nei prossimi mesi Gm chiuderà tre impianti di assemblaggio e una fabbrica di motori negli Stati Uniti, uno stabilimento in Canada, più due impianti fuori dal Nord America, tagliando complessivamente 14.700 posti di lavoro. Il colosso aveva già annunciato la chiusura, l’anno prossimo, dello stabilimento di Gunsan, in Corea.La notizia, com’è comprensibile, non è stata presa bene dallo United Auto Workers, il sindacato dei metalmeccanici americano, che ha già dichiarato battaglia. Ma nemmeno dal presidente Donald Trump né tantomeno dal primo ministro canadese Justin Trudeau.

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