Flop per i Bund tedeschi, ma l’eurobond non convince

L’asta del governo di Berlino ha registrato un 35% di invenduto e i titoli di Stato della Germania a 10 anni hanno visto la peggiore domanda di tutti i tempi. È il momento di euro-obbligazioni?

Il momento difficile per i mercati finanziari era già stato ampiamente evidenziato dalla poca fiducia per i titoli di Stato di Italia (i famosi Btp), Spagna e Francia, che continuano a registrare rendimenti sempre più elevati (più un rendimento cresce, minore è la fiducia degli investitori sul debito del Paese). Ma se anche la Germania, punto di riferimento europeo per la solidità finanziaria, inizia a perde colpi con i suoi Bund, il problema si fa ancora più serio. I titoli di Stato messi in asta oggi dal governo tedesco hanno trovato una domanda decisamente deludente: dei 6 miliardi offerti solo 3,64 miliardi sono andati venduti, con un rendimento di appena l’1,98% e il 35% andato invenduto. Il broker Newedge ha sottolineato all’Ansa come, l’asta dei titoli di Stato tedeschi a 10 anni ha visto la peggiore domanda di tutti i tempi e senza l’intervento “massiccio” della Bundesbank (che avrebbe comprato 2,356 miliardi) sarebbe andato scoperto un ammontare ancora maggiore. Un titolo di stato tedesco un po’ più debole potrebbe aprire la strada all’euro-obbligazione e dare più respiro ai mercati? La Germania non è d’accordo: sarebbe “straordinariamente riduttivo” suggerire gli eurobond, afferma il cancelliere Angela Merkel, “con la socializzazione del debito non si risolve il problema”. L’idea generale, assolutamente condivisibile, è che un’obbligazione di più Paesi avrebbe un effetto demotivante al necessario rigore fiscale dei singoli governi. E l’opinione che l’eurobond non sia la soluzione a questo momento difficile non arriva solo dalla Germania, ma anche dalla Francia: l’eventuale introduzione degli eurobond “richiederà mesi”, se non anni, mentre la crisi del debito è un problema urgente che va risolto “rapidamente”, lascia intendere un consigliere del governo francese. Bruxelles non sottovaluta il problema, ma chiede un’apertura mentale nel parlare di euro-obblicazioni (che vorrebbe chiamare Stability bond); lo stesso Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio Ue, ha ammesso che la creazione di eurobond implica “una più grande mutualizzazione del debito” e “non è una soluzione immediata” della crisi del debito sovrano in Europa. Al momento, però, serve una discussione da parte degli Stati membri con mente aperta e senza dogmi, con i rispettivi pro e contro, mentre solo in seguito si dovrà decidere il da farsi. Ecco le ipotesi messe a punto dalla Commissione Ue:

OPZIONI EUROBOND. Tre le proposte di euro-obbligazioni: quelle destinati a sostituire in toto le emissioni nazionali e garantiti da tutti i Paesi, quelli che li sostituiranno solo in parte (ad esempio fino al 60%) e quelli che li sostituiranno solo in parte con un sistema di garanzie più articolato. Una quarta soluzione potrebbe essere un mix tra le tre, fissando una roadmap per un percorso a tappe. I VANTAGGI. La prospettiva di arrivare agli eurobond allenterebbe subito la pressione sui Paesi in difficoltà. Lo spread tra le euro-obbligazioni e i Bund tedeschi potrebbe attestarsi sui 0,5-0,6 punti percentuali.I RISCHI. I vantaggi potrebbero spingere i Paesi in difficoltà ad approfittarne con comportamenti poco virtuosi. Per questo la loro introduzione deve avere come contropartita, per Bruxelles, un rafforzamento della vigilanza sui conti pubblici e del coordinamento delle politiche di bilancio che vada ben oltre a quanto finora fatto.

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