Effetto Hollande, l’incertezza politica colpisce le Borse: spread oltre 400

Il risultato elettorale in Francia alimenta dubbi sull’asse con la Germania e la strategia di lotta al debito, ma anche la crisi politica in Olanda alimenta le preoccupazioni degli operatori pronti a rifugiarsi verso i beni rifugio

L’effetto Hollande, ma non solo; anche la crisi politica in Olanda ha contribuito al lunedì nero dei mercati: al termine delle contrattazioni le piazze europee hanno bruciato 160 miliardi di euro, il nostro spread Btp-Bund è tornato a 408 punti (dati aggiornati alla mattina di martedì 24 aprile) e Piazza Affari, la peggiore, ha registrato un ribasso del 3,8%.I mercati hanno accusato i risultati delle elezioni presidenziali in Francia che vedono favorito un candidato, François Hollande, che ha più volte criticato l’asse Merkel-Sarkozy annunciando, in caso di elezione, la richiesta di rinegoziare il nuovo trattato fiscale inserendo la dimensione della crescita a fianco al rigore; in Borsa si teme che una vittoria del socialista Hollande possa indebolire l’asse con la Germania e la strategia di lotta alla crisi del debito. Hollande si è difeso, collegando la perdita della Borsa di Parigi con la preoccupazione “non del nostro risultato ma dell’aumento del Fronte nazionale”. Intanto, però, il rischio di elezioni anticipate in Olanda e l’incertezza sul futuro francese porta gli operatori finanziari a puntare sui beni rifugio come i Treasury Usa e i Bund tedeschi, prassi che fa aumentare lo spread non solo in Italia, ma in tutti i Paesi europei. E se il rendimento del Bund a 10 e 5 anni testa i valori minimi mai visti dalla nascita dell’euro, anche Francia e Spagna – come l’Italia – vedono gli spread in aumento rispettivamente verso i 150 e i 440 punti. Il rendimento dei Bonos spagnoli è risalito sopra la soglia critica del 6%, tanto che il Tesoro di Madrid ha annunciato per oggi un’asta di titoli a 3 e 6 mesi per un importo di appena 1-2 miliardi. Una mossa che sembra dettata dalla prudenza per evitare il ripetersi del flop registrato nell’asta di governativi con scadenza 2015-2016 del 4 aprile scorso, quando riuscì a vendere solo poco più del minimo prefissato di 2,5 miliardi. A far salire la pressione – segnala l’Ansa – è anche la paura di una recessione più lunga e grave del previsto: i dati macro negativi giunti dalla Cina e quelli sull’attività manifatturiera europea che a sorpresa hanno svelato una frenata anche per la Germania: ad aprile l’indice Pmi tedesco ha rivelato una contrazione inaspettatamente forte, evidenziando il risultato peggiore in tre anni.

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