Crisi, il G20 attende risposte dall’Europa: “Ora piano concreto”

Occhi puntati sul Vecchio Continente con i Paesi ‘non euro’ che si aspettano risposte dal Consiglio europeo del 23 ottobre che deve limare ancora alcune divergenze interne per il piano anticrisi

Il concetto generale uscito dal G20 di Parigi è ben riassunto dalle parole del ministro brasiliano Guido Mantega: “Noi siamo solidali, ma le soluzioni della crisi sono nelle mani degli europei”. Le grande economie del globo aspettando quindi risposte dall’Europa per una crisi del debito che si è trascinata troppo a lungo senza essere affrontata adeguatamente. I Paesi non euro spronano così quelli del Vecchio Continente affinché per il vertice di Cannes (in programma il 3 e 4 novembre, l’ultimo della presidenza francese) si possa avere in mano un piano “concreto e definitivo” sui problemi della Grecia, le riforme della governance e la ricapitalizzazione delle banche. Le prospettive cominciano a essere nere anche per i Paese emergenti, per questo in chiusura del vertice di Parigi il rappresentanti del G20 si aspettano “nuove azioni per massimizzare l’impatto dell’Efsf al fine di evitare il contagio” e attendono risposte dal Consiglio europeo del 23 ottobre. Gli occhi sono quindi puntati sull’eurozona come ben sanno il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, che plaude all’approvazione da parte dei 17 dell’ampliamento dell’Efsf, e il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn. Gli incontri di questi giorni, ha dichiarato quest’ultimo, hanno mostrato l’urgenza e il bisogno di azione “per superare la crisi del debito sovrano e ricostruire la fiducia sulle nostre economie”, oltre alla necessità di arrivare a Cannes con una “risposta comprensiva ed efficace” ai temi caldi sul tavolo. Parole particolarmente positive sulla risposta dell’Europa, dopo i toni critici degli scorsi giorni, sono giunte dal segretario americano al Tesoro, Tim Geithner: “Abbiamo sentito cose incoraggianti da parte dei nostri colleghi a Parigi”, ha affermato in coda al vertice, sottolineando che il nuovo piano europeo “comprende gli elementi appropriati, e la sua credibilità è rafforzata dalla strategia adottata dal governo belga e francese per limitare i danni collaterali potenziali che avrebbero potuto accompagnare la caduta di Dexia”. Divergenze europee. Ma la riunione del 23 ottobre non sarà certo semplice: sono tante, infatti, le divergenze da limare. “La lista – si legge sulla pagine de Il Sole 24 Ore – è di quelle da far tremare le vene ai polsi: ruolo e dotazione, in strumenti e risorse, del Fondo di stabilità; tempi, modalità e quantità del processo di ricapitalizzazione delle banche; aumento del default selettivo della Grecia – presumibilmente dal 21% al 50% – di cui dovranno farsi carico i creditori privati (banche e assicurazioni). Tutte cose sulle quali ci si aspetta una parola finale domenica prossima, ma su cui non esiste ancora unanimità di vedute all’interno dell’Eurozona”.

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