Continuano invariati gli aiuti della Banca centrale americana

Mossa a sorpresa della Fed: Bernanke decide di mantenere invariati gli acquisti di bond, rimandando l’avvio del tapering. Ringraziano i mercati finanziari. Peggiorano invece le stime sulla crescita degli Stati Uniti

Arriva nella notte italiana la decisione americana in grado di cambiare le sorti dei mercati mondiali: niente tapering. Almeno per ora. Si pronuncia così Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve (la banca centrale statunitense). Una scelta che fa tirare il fiato ai mercati finanziari, che da giorni lo avevano sospeso, e che stupisce la maggior parte degli operatori del settore, certi che la Fed avrebbe diminuito la sua manovra di quantitative easing che le permette di acquistare 85 miliardi di dollari al mese di Titoli del tesoro americano. Le parole di Bernanke annunciano inoltre che la politica sui tassi potrà restare aggressiva anche se il tasso di disoccupazione dovesse scendere sotto la soglia del 6.5%.

Numerosi economisti e operatori del settore cercano spiegazioni: “la Fed era forse preoccupata per il recente innalzamento dei tassi d’interesse, motivo per cui ci si aspettava un imminente inizio del tapering”. Ma anche la nuova battaglia sul budget tra la Casa Bianca e il Congresso è un motivo di preoccupazione: Bernanke ha quindi deciso di posticipare l’inizio del tapering nell’attesa che i problemi sul budget vengano risolti. La pensa così Wayne Lin, Portfolio manager di Legg Mason Global Asset Allocation. La decisione a sorpresa ha fatto rimbalzare Wall Street: l’indice S&P 500 ha toccato il nuovo massimo storico e ha subito indebolito il dollaro americano (ha toccato 1,3486 contro l’euro, minimo da sette mesi). Oltre all’Europa, il rinvio del tapering fa festeggiare anche mercati emergenti e il comprato delle commodity, significativamente provati dopo una difficile estate.

Notizie meno positive arrivano invece sul fronte della crescita in America: la Federal Reserve ha tagliato fino al 2.2% le stime sul Pil degli Stati Uniti nel 2013 (contro la forbice tra il 2,3% e il 2,6% calcolata lo scorso giugno) e prevede una crescita economica del 3% nel 2014 (in precedenza era vista in aumento del 3.3%). Se da una parte la volatilità dei mercati finanziari e delle previsioni economiche è diventata una certezza senza tempo, d’altro lato le banche centrali sono sempre più in grado di stupire in ogni istante.

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