Bond e mercati stanno perdendo liquidità. Un segnale da non sottovalutare

In aumento i “spread bid-ask”, ossia gli indicatori che misurano la differenza fra il prezzo medio di vendita e quello di acquisto di un titolo

I mercati stanno perdendo parte della loro liquidità. E a farne le spese sarà anche e soprattutto la gente comune. L’allarme arriva dai dati di MarketAxess, piattaforma di trading, pubblicati recentemente dal Wall Street Journal, secondo cui su questo fronte la situazione è decisamente peggiorata. Infatti, negli ultimi tempi si è assistito a un ampliamento dei cosiddetti “spread bid-ask”, ossia quegli indicatori che misurano la differenza fra il prezzo medio di vendita e quello di acquisto di un titolo e che, dunque, ne indicano la maggiore o minore liquidità (a seconda che la differenza sia, rispettivamente, bassa o alta). La liquidità, infatti, segnala proprio la facilità di poter rivendere a un prezzo congruo, sia che si compia un investimento finanziario sia che si acquisti un immobile. Se, al contrario, il mercato è illiquido si rischia di dover svendere e dunque di rimetterci dei soldi.In particolare, sta peggiorando la liquidità dei bond, specie di quelli dei Paesi emergenti, schiacciati dal peso del super-dollaro e delle tensioni fra Stati Uniti e Cina per colpa dei dazi. Lo dimostra il fatto che lo spread fra acquisto e vendita dei bond societari emergenti emessi in Europa è più che raddoppiato rispetto a gennaio. Addirittura, sui governativi si sta registrando un aumento di quasi il 70%. In crescita anche il gap domanda-offerta dei bond societari europei, soprattutto di quelli ad alto rischio (+24% rispetto a inizio anno).

Perché i bond sono “in crisi”

La perdita di liquidità del mercato e dei bond preoccupa gli analisti, memori di ciò che è successo durante gli ultimi crack finanziari, quando i compratori sono diminuiti e quelli disposti ancora a comprare hanno iniziato una corsa al ribasso dei prezzi.Rispetto a pochi mesi fa, la situazione si sta capovolgendo. Se dopo la crisi iniziata nel 2008, le grandi banche private, obbligate dalle nuove regole prudenziali, hanno ridotto il trading, le banche centrali, grazie alla loro politica monetaria espansiva, hanno migliorato la liquidità dei mercati, ridotto la volatilità e favorito l’avversione al rischio. Ora però le cose stanno cambiando e, a quanto pare, non in meglio.

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