App di dating: non c’è match con Wall Street

I conti dei colossi del settore sono in crescita, ma i titoli faticano in Borsa. Ecco perché

app-di-dating-wall-streetPhoto by Spencer Platt/Getty Images

Le società delle principali app di dating vedono aumentare i loro ricavi e al contempo diminuire l’appeal dei loro titoli a Wall Street. Se all’inizio c’è stato un certo innamoramento, il fuoco della passione si è spento presto, perché gli investitori sembrano preferire altri lidi.

Per farsi un’idea del calo del desiderio finanziario e quindi del prezzo sul mercato, seppure graduale, basta prendere in considerazione gli andamenti dei due giganti degli incontri via smartphone: Bumble e Match: le due società hanno incassato una sorta di tracollo “emotivo” dell’80% dopo il boom fisiologico del periodo pandemico.

Dev’essere la famosa pausa di riflessione, oppure la natura stessa delle applicazioni di dating che, per confermare la loro efficacia, in realtà non dovrebbero essere utilizzate troppo a lungo dallo stesso utente e questa caratteristica cozza con il bisogno di garanzie eterne alla base degli investimenti in Borsa.

Elliott punta su Tinder: investito un 1 miliardo per Match Group

Solo la settimana scorsa, dopo l’annuncio dei margini in crescita, per Bumble è stato sufficiente l’accenno a una leggera revisione dell’outlook perché il titolo subisse immediatamente la peggior perdita intraday di sempre. Certamente poi si è aggiunta anche la comunicazione relativa al congedo forzato del 37% del personale.

Salgono del 6%, con un utile raddoppiato da 362 a 651 milioni di dollari, i ricavi di Match, un universo di diverse app, dalla promettente Hinge per le relazioni stabili a Tinder, l’app di dating più scaricata al mondo (500 milioni di download). Tuttavia, nemmeno i numeri di quest’ultima riescono a rianimare il titolo, scivolato a 30 dollari a novembre 2023 rispetto ai 175 di due anni fa: la ripresa negli ultimi tre mesi sembra lentissima.

Secondo gli analisti, di Morgan Stanley, un problema potrebbe risiedere nella mancanza di certezze agli occhi del mercato sulla propensione di spesa concreta da parte dei clienti di queste attività. Da tali insicurezze deriverebbe una sottovalutazione del valore dei titoli, ma invertire la tendenza non è impossibile.

Così le app pensano a nuovi modi per convincere gli utenti a spendere, a partire dalla versione premium di Tinder lanciata nel 2023, mentre Bumple valuta di investire sulle amicizie virtuali. Il target ancora da conquistare è quello della Gen Z.

© Riproduzione riservata