Università, la ricerca vola anche senza fondi

Gli atenei Padova, Bologna e Torino sono al top delle eccellenze negli anni “difficili” 2011-2014. I migliori risultati al Centro Nord, ma qualcosa si muove anche nel Mezzogiorno. Crescono produzione e qualità dei lavori

Padova, Bologna e Torino sono le università italiane regine della ricerca, secondo l’Agenzia per la valutazione della ricerca (Anvur). Spiccano i risultati dell’ateneo veneto, riconosciuto come eccellenza in ben 11 aree di ricerca delle 16 considerate nella valutazione, con Bologna (eccellente in 10 aree) e Torino (9) appena dietro. Completano la top 10: Firenze e Milano Bicocca, ognuna delle quali si è distinta in 8 aree, e poi Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Scuola Normale di Pisa, Statale di Milano e Politecnico di Torino, ciascuna distinta in 5 ambiti.

Attenzione, i dati si riferiscono al quinquennio 2011-2014, quindi anni in cui i fondi alla ricerca sono andati in continuo calando. Eppure, l’incide sulla Valutazione della qualità della ricerca (Vqr) premia in almeno un settore 59 atenei sui 96 considerati. I migliori risultati arrivano nel Nord e al Centro, anche se qualcosa si muove anche al Sud (la Federico II di Napoli eccelle in Ingegneria civile, per esempio). In generale, emerge che la ricerca italiana è diventata più produttiva: nel giro di cinque anni le pubblicazioni scientifiche sono aumentate e sono anche più citate.

Guardando anche agli enti di ricerca, 38 quelli presi in esame, l’Agenzia identifica 16 eccellenze: dallo scontato Cnr (presente in tutti o quasi i settori considerati) all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e al Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) (6 ambiti ciascuno). Al terzo posto la Fondazione Bruno Kessler (Frk), con 5 discipline di punta e poi Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto italiano per la ricerca in metrologia (Inrim) e Istituto Santa Lucia, presenti ciascuno in 3 ambiti.

La produzione scientifica italiana va in controtendenza rispetto a quanto accade a livello internazionale. I dati dell’Anvur indicano una crescita costante dal 2014 al 2016, mentre la produttività di Unione Europea e Stati Uniti è in calo e cede il passo alla Cina, che sta facendo la parte del leone per numero di pubblicazioni. Negli ultimi anni il contributo dell’Italia alla produzione scientifica mondiale è aumentato dal 3,5% al 3,9%, anche se il nostro Paese non ha abbandonato il quarto posto per produttività scientifica in Europa, preceduto da Regno Unito (6,9%), Germania (6,0%) e Francia (4,2%).

In crescita è anche la qualità della ricerca italiana, con un indice di citazioni nella letteratura scientifica internazionale che dal 2014 al 2016 è aumentato da 1,20 a 1,51, portandosi al di sopra della media dell’Unione Europea (1,32) e a quella dei singoli Paesi Ue, come Francia (1,35), Germania (1,43), Spagna (1,29) e perfino al di sopra degli Stati Uniti (1,47).

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