Start up italiane, in crescita gli investimenti dei privati

Presentati i dati raccolti dall’Osservatorio Startup Hi-Tech

Italia StartUp, la School of Management del Politecnico di Milano e Smau hanno presentato i dati dell’Osservatorio Startup Hi-tech, l’iniziativa permanente che ha messo sul tavolo i dati sugli investimenti economici italiani nel settore start up. I numeri sono positivi: il totale degli investimenti in start up innovative è stimato per il 2015 a 133 milioni di euro, crescendo dell’11% rispetto al 2014.

I DATI. Ad aumentare sono gli investimenti provenienti da finanziatori non istituzionali: nel 2014 sono 75 milioni di euro i fondi elargiti alle start up nazionali da Business Angels, Venture Incubator e affini; il 32% in più rispetto al 2013, che si era fermato a 57 milioni. Sembrano credere meno nelle start up, invece, gli investitori istituzionali: il trend è da questa parte in decrescita, segnando un -8% rispetto all’anno scorso, probabilmente a causa dell’estinzione nel 2013 di alcuni fondi impiantati a questo scopo. Nel prossimo futuro, infatti, si raccoglieranno i frutti di progetti tutt’ora al vaglio, per i quali si stanno raccogliendo i fondi che nel breve-medio termine convoglieranno nel settore. Gli investimenti istituzionali restano sostanzialmente fermi al Nord, che ne assorbe il 54% del totale; il 30% dei fondi è convogliato al Centro, e solo il 16% al Sud e nelle Isole. Le start up più amate dagli investitori sono quelle (prime anche nel 2013) del settore ITC, in cui vengono convogliati il 74% dei fondi; segue il settore Life Science (17%,+6% rispetto al 2013) e quello Cleantech ed Energy (che cala dal 10% al 6%).

LE START UP ITALIANE. Secondo l’Osservatorio, il founder di start up italiano è in larghissima parte laureato (il 93% ha una laurea triennale, nel 55% dei casi di tipo tecnologico o scientifico), principalmente uomo (l’88%; la disparità di genere nel settore in Italia è condivisa con Francia e Germania, mentre in Spagna e Regno Unito i numeri sono molto più contenuti) e lavora in team; l’età media si attesta sui 38 anni. Le start up finanziate nel 2014 impiegano 1565 dipendenti, con un incremento del 25% rispetto ai 1252 dell’anno precedente; queste aziende hanno in media sei dipendenti (erano quattro nel 2013), un dato che in realtà sottostima il numero di coloro che effettivamente risultano impiegati in questo ecosistema, dato che spesso le start up si avvalgono della collaborazione di numerosi specialisti esterni. I ricavi sono invece aumentati del 21%, passando da 558.000 euro nel 2012 a 756.000 nel 2014.

INCENTIVARE LA CRESCITA. Gli sforzi ci sono, dunque, ma non bastano: rispetto agli altri Paesi europei, la dimensione degli investimenti nelle start up in Italia è ancora limitata. La quota di 133 milioni di euro, che ha fatto superare il picco massimo di 129 milioni registrato nel 2013, non è ancora sufficiente per mettersi alla pari con la media europea, che è molto lontana dall’essere raggiunta; ad esempio, la quota di investimenti italiani sono appena un decimo rispetto a quella di Francia e Germania, e la metà della spagnola. Le start up italiane crescono, ma ad un ritmo che non è tutt’ora allineato con quello dell’economia del nostro Paese sulla scena mondiale. Secondo Marco Bicocchi Pichi, Presidente di Italia StartUp, la soluzione potrebbero essere gli incentivi fiscali ai privati che favoriscano le iniziative degli investitori, che quest’anno hanno dimostrato un’attenzione non trascurabile alle potenzialità del settore start up.

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