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Soddisfazione e coscienza del proprio ruolo: la tenacia delle Pmi italiane

Crisi o non crisi, il 70% degli imprenditori difenderà a ogni costo l’impresa su cui hanno basato la propria vita. Sfiduciati dalla politica, difendono a spada tratta l’occupazione in azienda, ma sono preoccupati dalla vita dopo il lavoro

Sono sfiduciati dalla politica, che considerano incapace di indicare percorsi di uscita dalla crisi, si sentono ostacolati dal sistema fiscale e soffrono, forse più di tutti, la crisi ma non hanno nessuna intenzione di arrendersi. Sono i piccoli imprenditori italiani, uomini e donne che hanno costruito mattone dopo mattone la loro impresa e non ci stanno a vederla sparire. La tenacia delle nostre Pmi viene messa in risalto dall’ultima indagine di Re.Te. Imprese Italia, realizzata su un campione di 2.500 imprese fino a 49 addetti e presentata martedì 9 ottobre a Roma. Crisi o non crisi 7 imprenditori su 10 (il 69,9%) affermano che nei prossimi dodici mesi difenderanno in ogni modo ciò che hanno costruito, anche perché hanno piena coscienza del proprio ruolo (il 66% è convinto che alla base dello sviluppo del Paese ci siano proprio le Pmi) e sono pienamente soddisfatti della propria carriera (83,5%)

STRATEGIE. A differenza delle grandi aziende, le Pmi continuano a riconoscere il valore del capitale umano: più della metà delle aziende che hanno difficoltà occupazionali (60%) ha deciso di tenere duro e mantenere l’intero organico. Per resistere alla recessione la strategia più diffusa è quella di ampliare il proprio raggio d’azione: chi cerca di occupare maggiori spazi nei mercati di prossimità (55,9%), chi si espande dal livello locale a quello nazionale (37,8%), ma c’è anche qualche piccola realtà che prova a misurarsi anche all’estero (19,3%). Un imprenditore su tre (36,4%), ha investito in innovazione: il 19,8% ha introdotto innovazioni di prodotto o servizio, il 18,6% ha acquistato nuove attrezzature, il 17,4% ha innovato i processi, l’11% ha puntato sulla riorganizzazione aziendale, mentre il 10,8% ha modificato i rapporti con i clienti e la rete distributiva.

PREOCCUPAZIONI. C’è tuttavia un aspetto che preoccupa maggiormente i piccoli imprenditori italiani: la vita dopo il lavoro. Il 33,4% degli intervistati ritiene che il passaggio sarà abbastanza problematico mentre il 22,6% sostiene che, nonostante i contributi versati, sarà impossibile beneficiare d’una pensione adeguata. Non stupisce, pertanto, che ben il 56,3% sia convinto che l’unica soluzione che potrà garantire loro di godere una vecchiaia serena consiste nel continuare a lavorare.