Non si arresta il momento di difficoltà che sta affrontando il settore della moda, in crisi da oltre un anno. Nei primi mesi del 2025 il fatturato è risultato in diminuzione del 5,8% rispetto al primo bimestre del 2024, con un picco del -7,7% che riguarda i settori core: abbigliamento, accessori e calzature.
Secondo le previsioni dei Fashion economic trends della Camera nazionale della moda italiana i ricavi, nel primo semestre dell’anno in corso, dovrebbero attestarsi al -3,8% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tuttavia l’anno scorso si era già registrato un calo. Il fatturato del settore moda era già in crisi, considerando anche i comparti occhiali, gioielli, bijoux e cosmetica. Hanno raggiunto quota 95,8 miliardi di euro, in calo del 54% sull’anno precedente.
“Le situazioni politiche attuali rendono il mercato altalenante. Ci auguriamo che venga presa una direzione chiara perché nella chiarezza tutto funziona meglio”, ha dichiarato Carlo Capasa, presidente della Cnmi, a Il Sole 24 Ore. Il riferimento è alla guerra commerciale nata per i dazi Usa, che sta influenzando gli altri mercati, e alle guerre in atto in Ucraina e a Gaza.
Crisi anche per le esportazioni
Pure i dati relativi all’export fanno emergere un settore moda in crisi. Durante i primi due mesi dell’anno è sceso del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2024 e nei primi sei mesi potrebbe toccare un -3%. Tra gennaio e febbraio 2025 l’incremento delle vendite oltreconfine dei settori collegati ha subito un rallentamento significativo, pari a un +5,5%, e non è riuscita a compensare il calo del 6% registrato dai settori chiave del comparto.
Soltanto la Germania (+3,8%) e gli Stati Uniti (+3,4%), secondo e terzo Paese di destinazione del Made in Italy, in valore, non hanno registrato numeri negativi. La Cina si è attestata a -24,1%. Le importazioni, invece, probabilmente per non subire gli effetti di potenziali dazi futuri, sono aumentate. Si è registrato un +8,6% nei settori core , con un +30,2% delle merci provenienti da Pechino.
“Stiamo cercando di affrontare questo momento complesso – ha detto Matteo Zoppas, presidente Ice – Dobbiamo aiutare la moda a crescere in linea con il piano export messo a terra dalla Farnesina che coinvolge le ambasciate in tutto il mondo e non abbassare la guardia: all’estero stanno cominciando a rinforzare i muscoli”.
Luca Sburlati, neo presidente di Confindustria Moda, ha fatto notare che “serve un piano strategico nazionale, non di breve ma di lungo termine. L’industria del tessile e della moda è unica e non possiamo pensare di finire come sono finiti altri comparti negli ultimi dieci o vent’anni”.
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