Protezione della proprietà intellettuale: Italia 46esima al mondo

Siamo forti solo sui brevetti. In sistema giuridico e politico otteniamo una sonora bocciatura. Appena sufficienti per la tutela dei diritti

Noi italiani creiamo prodotti e manufatti che tutto il mondo ci invidia. Al punto che molti ci copiano. Colpa anche nostra, però, che non li proteggiamo abbastanza. La conferma arriva dall’International Property Index Right, l’indice stilato da Property Right Alliance (think tank indipendente), che ogni anno misura a livello mondiale quanto viene tutelata la proprietà intellettuale dai singoli Paesi. Ebbene, l’Italia è 46esima su 129 Stati considerati, che nel loro insieme rappresentano il 98% del Pil mondiale e il 93% della popolazione. Per quali ragioni? A spingerci nella parte media della classifica è soprattutto la voce “sistema giuridico e politico”: infatti, fattori come l’instabilità del sistema politico, le problematiche legate alla giustizia civile, l’alta percezione sulla corruzione ci creano non pochi problemi. Otteniamo, invece, la sufficienza, sebbene risicata, su “tutela dei diritti fisici” e “tutela dei diritti intellettuali”. Eccelliamo solo per quanto riguarda i brevetti, con un punteggio di 8,6 su 10, ma non basta per farci brillare: rispetto agli ultimi cinque anni siamo migliorati, ma comunque otteniamo un risultato finale di 6,126 su 10, contro il 7,9 medio dei Paesi del G7.

Fra l’altro, i rapporti commerciali con la Cina potrebbero farci precipitare ulteriormente. Secondo Giacomo Baldini, il referente italiano della Proprierty Right Alliance, “il made in Italy è infatti penalizzato dalla concorrenza sleale dei prodotti contraffatti, che provengono per la maggior parte dalla Cina e da Hong Kong”. E l’apertura della Via della Seta potrebbe acuire il fenomeno. A guidare la classifica sono Finlandia, Svizzera, Nuova Zelanda, Singapore e Australia.

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