Nel 2013 chiuse 93 aziende al giorno

Secondo il Centro studi di Cna dal 2008 a oggi sono scomparse 80 mila piccole imprese; si è tornati ai livelli del 2005. Persi 200 mila posti di lavoro

Nel 2013 sono state chiuse 93 aziende al giorno, peggio dell’anno scorso con 62 chiusure ogni 24 ore. Attualmente presso le Camere di Commercio risultano registrate 6.070.296 imprese. Un numero che in pratica riporta il sistema delle piccole e medie imprese al 2005, ben tre anni prima dell’esplosione della crisi. È questa l’analisi del Centro Studi Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della Piccola e media impresa) realizzata con i dati Movimprese relativi al terzo trimestre 2013.

PERSE 80 MILA AZIENDE. «Dal 2008 a oggi», ha spiegato Sergio Silvestrini, segretario generale di Cna, «il numero assoluto delle imprese al netto della differenza tra nuove inscrizioni e cancellazioni si è ridotto di 80 mila unità. Una riduzione che equivale alla perdita di oltre 200 mila posti di lavoro. È come se avessero chiuso, contemporaneamente, gli stabilimenti italiani della Fiat, le Ferrovie dello Stato e l’Eni. Un disastro passato completamente sotto silenzio. Di questo passo», ha aggiunto Silvestrini,«a fine anno mancheranno all’appello altre 35 mila imprese artigiane. Nessuno può permettersi di fare finta di nulla di fronte a una situazione del genere. Abbiamo sottolineato in tutti i modi, e in tutte le sedi, la necessità di una vera spinta allo sviluppo. Continueremo a insistere, questo è sicuro».

MALE GLI ARTIGIANI. La situazione peggiore si registra nel settore delle imprese artigiane: le attività produttive secondo Cna sono 1.413.197, quasi lo stesso numero che c’era nel 2001, quindi un salto indietro di 12 anni. A farne le spese sono soprattutto le microimprese di tre comparti: le costruzioni, la manifattura e i trasporti. Tutti questi settori sono state colpiti duramente, nel 2013 hanno chiuso 3.402 imprese nelle costruzioni, 28.228 nella manifattura e 11.129 nei trasporti. Per effetto di queste contrazioni la capacità produttiva delle imprese dei tre settori è ridotta in maniera considerevole nell’arco di appena dodici mesi: una flessione pari al 3,6% nelle costruzioni, del 3,1% nei trasporti e del 2,5% nelle attività manifatturiere. Per quanto riguardo lo specifico scenario dell’artigianato, i comparti più colpiti sono la meccanica (che ha fatto segnare un -5,2%), l’industria del legno (-4,7%), i mobili (-4,0%) e l’abbigliamento (-2,4%).

QUALCHE DATO POSITIVO. Per fortuna c’è anche qualche dato positivo. Ci sono settori che hanno reagito bene alla crisi anche se per ragioni comprensibili. Il comparto alimentare, per esempio, presenta normalmente andamenti anticiclici, mentre invece il forte aumento delle imprese che operano nel settore delle riparazioni è spiegabile con il maggiore ricorso al riuso di beni che, al momento della rottura, in condizioni pre-crisi sarebbero stati sostituiti e non riparati. Per trovare qualche voce “meno negativa” nell’artigianato bisogna ricorrere al settore dei servizi. In particolare nelle attività di noleggio, viaggi e supporto alle imprese il numero di imprese artigiane addirittura cresce nel 2013 di 1.582 unità (+7.593 imprese dal 2009 al 2013, per una variazione cumulata pari a +20,4%). Anche nelle attività di alloggio e ristorazione si segnala un lieve miglioramento (+250 imprese pari allo 0,5%) nel 2013 (+4.086 pari a un +8,9% dal 2009). Infine nei servizi di informatica e comunicazione (+190 imprese nel 2013 pari a un incremento del +1,6% ).

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