Lo sviluppo dell’Italia in stand-by, niente decreto

Calma piatta sul decreto sviluppo, quel provvedimento che dovrebbe aiutare l’economia italiana a riprendere la strada della crescita. Nel Consiglio dei ministri di giovedì 7 giugno il governo non ha preso alcuna decisione, anche perché – sottolineano fonti di governo – il decreto non era all’ordine del giorno. Per questo sul nuovo rinvio non c’è stata troppo accanimento mediatico, nei titoli dell’edizione delle 20 solo un telegiornale ha dato risalto al rinvio di un provvedimento tanto atteso, ma che ancora non vede la luce. Oltre ai vincoli dell’odg del Consiglio dei ministri, ci sarebbero ostacoli ben più grandi che irritano il ministro dello Sviluppo economico e delle infrastrutture, Corrado Passera. Il problema riguarderebbe la quantità di risorse da iniettare nel sistema produttivo italiano, attraverso incentivi fiscali previsti dal decreto legge. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, ovvero il Tesoro, non ci sarebbero inoltre le coperture per il capitolo trasporti del decreto. Il terremoto in Emilia ha inevitabilmente complicato la ricerca di liquidità, un altro problema riguarda il credito di imposta per la ricerca che costa circa 500-600 milioni (ma che mobiliterebbe cifre tre volte più consistenti). All’interno del governo il decreto Sviluppo non è atteso solo da Passera, ma anche da altri ministri che hanno pronte misure a costo zero da inserire come la riforma del diritto fallimentare (atteso dalle imprese), il filtro in appello per i processi civili, nonché un meccanismo più veloce per le cause di risarcimento per irragionevole lunghezza dei procedimenti. Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe tornare a riunirsi con altri temi all’ordine del giorno, ma fonti del governo riferiscono che un qualche passaggio chiarificatore sul decreto sviluppo potrebbe esserci.

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