L’Iva al 21% costa un miliardo, a pagare anche imprese e autonomi

Il Consiglio dei ministri conferma il rinvio per la tassa sui beni acquistati, ma per trovare le risorse l’esecutivo ha previsto un aumento sugli acconti di Ires e Irpef. Introdotta anche una tassa sulle sigarette elettroniche

L’aumento dell’Iva dal 21 al 22% sui beni acquistati non scatterà più dal prossimo 1° luglio 2013. È quanto confermato dal Consiglio dei ministri dello scorso 26 giugno, che ha approvato anche una serie di misure su lavoro e carceri. Rinviato come da programma al 1° ottobre di quest’anno, il nodo Imposta sul valore aggiunto sarà discusso in Parlamento; in questa sede si deciderà si prorogare ulteriormente l’aumento della tassa sui consumi.

GLI EFFETTI DELL’IVA AL 21% SULLE IMPRESE. Mantenere l’Iva al 21%, tuttavia, costerà; il governo Letta ha previsto una copertura da un miliardo di euro, che arriverà in parte dalle tasse sulle sigarette elettroniche ma anche da un aumento delle imposte su imprese e lavoratori autonomi: gli acconti Irpef e Ires saranno più salati.

IRPEF, definizione: imposta sui redditi delle persone fisiche. Principale imposta diretta del nostro sistema tributario. È personale (perché colpisce tutti i redditi prodotti dalle persone fisiche), progressiva (perché si applica con aliquote crescenti per scaglioni di reddito). Presupposto dell’Irpef è il possesso di redditi di qualsiasi natura. Soggetti passivi sono tutte le persone fisiche, residenti e non nel territorio dello Stato.IRES, definizione: imposta sui redditi delle società. Imposta diretta proporzionale che colpisce, con diverse modalità di determinazione, i redditi delle società di capitali residenti, delle società europee, delle società cooperative europee, degli enti pubblici e privati residenti, dei trust, delle società di ogni tipo non residenti.

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