L’Imu preoccupa i consulenti fiscali, verso modifica al decreto

L’allarme lanciato dal Caf che chiede indicazioni precise, “pochissimi Comuni hanno deciso le aliquote, si rischia il caos; meglio una proroga”. Atteso dal governo un emendamento chiarificatore al dl fiscale

L’obiettivo è chiudere entro Pasqua. Da questo pomeriggio lunedì 2 aprile, le commissioni Bilancio e Finanze del Senato tornano a riunirsi per votare gli emendamenti al decreto fiscale che dovrebbe contenere anche chiarimenti riguardanti l’Imu (imposta municipale unica) dopo l’allarme lanciato dai Caf, centri di assistenza fiscale, che in una lettera al ministero dell’Economia parlano di una “crescente preoccupazione” e “grande disagio” per l’assenza di indicazioni su quanto e come pagare. Inoltre, chi sta facendo il 730, considerata la mancanza di indicazioni, non può mettere i dati esatti in dichiarazione che consentirebbero invece un conguaglio di imposta. Gli intermediari hanno chiesto soluzioni “prima di Pasqua”, altrimenti una proroga del pagamento della nuova imposta. Secondo il Caf una situazione del genere potrebbe portare al caos: in assenza di indicazioni non solo i contribuenti dovranno duplicare file e pratiche, una per il 730 e una per l’Imu, ma lo faranno nel ‘picco’ di attività degli intermediari. A oggi già un milione di italiani avrebbe compilato il proprio 730 al Caf (l’80% dovrà tornare per l’Imu) mentre solo il 6% dei Comuni ha deliberato la nuova aliquota per l’Imu e avranno tempo fino al 30 settembre, se passerà l’emendamento presentato dai relatori al dl fiscale in Senato che proroga questo termine dall’originario 30 giugno, “mentre il termine di pagamento della prima rata è fissato al 16 di giugno – ricordano gli intermediari – Auspichiamo una soluzione sull’Imu entro Pasqua altrimenti le difficoltà per contribuenti e operatori saranno veramente difficili da gestire”, ha dichiarato all’Ansa il presidente della consulta nazionale dei Caf, Valeriano Canepari. Per risolvere la situazione il governo dovrebbe intervenire attraverso emendamento, Canepari ha suggerito di fissare il principio che l’acconto si paghi con le aliquote di base (7,6 per mille e 3,8 per mille per la prima casa con 200 euro di detrazione).

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