Italia first, la scelta di Jacuzzi

Il celebre marchio sposta la produzione di alcuni modelli dagli Stati Uniti in Friuli. Uno schiaffo a Trump, ma soprattutto una strategia che punta sul lusso low cost

“Italia first”. Altro che l’ormai ritrito “America First” di Donald Trump. Non ci sta Jacuzzi a cedere alle pressioni del neopresidente Usa che ha spinto Ford a bloccare il trasferimento di un suo stabilimento in Messico o Fca a promettere importanti investimenti negli Stati Uniti (che registrano intanto il record minimo nella storia di richieste di sussidi di disoccupazione, 223 mila). Anzi, il celebre marchio di vasche idromassaggio – fondato negli Usa da friulani nel 1917 – ha deciso di spostare dal Nord America al proprio stabilimento di Valvasone la produzione di alcuni modelli, con lo scopo di potenziare la propria presenza in Europa e Asia nel mercato delle Spa.

Dietro la scelta solo in apparenza politica, dunque, c’è una strategia ben precisa di lusso low cost. Vista infatti la crescente domanda di prodotti legati al turismo termale e wellness, con questa mossa Jacuzzi vuole sfondare il tetto del 20% di quota di mercato nei prossimi tre anni. Partendo dal Friuli, sarà più facile raggiungere i clienti in Regno Unito, Francia, Germania, Svizzera, Paesi Scandinavi, Russia e la stessa Italia, facendo anche innovazione.

«Nei prossimi 3 anni Jacuzzi otterrà un incremento del 50% per volumi produttivi e di affari nei mercato delle Spa», ha commentato al Gazzettino Fabio Felisi, presidente della controllata che si occupa del mercato europeo e asiatico, «questo anche grazie allo sviluppo del settore contract: il nostro obiettivo è quello di accrescere la nostra quota per l’area Europa al di sopra del 20 per cento».

«Questo ambizioso obiettivo sarà raggiungibile generando vantaggio competitivo attraverso la creazione di prodotti premium», prosegue Felisi, «sono previsti investimenti nel settore ricerca e sviluppo superiori a un milione di euro, che permetteranno di sfruttare al meglio le eccellenze operative del gruppo, ma soprattutto permetteranno di ottimizzare i sistemi produttivi e la distribuzione a livello globale, in un’ottica di lean production e industria 4.0».

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