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Italia, la crisi ha fatto sparire 200mila negozi di vicinato

La colpa non è solo dell’ecommerce, ma anche della riduzione dei consumi. Le perdite maggiori in Sardegna, Abruzzo, Umbria, Valle d’Aosta e Piemonte

In Italia, dal settembre 2009 a oggi, 200mila negozi di vicinato sono stati costretti a chiudere. A dirlo le rielaborazioni della Cgia di Mestre, secondo cui a essere stati travolti dalla crisi sono stati 29.500 esercizi al dettaglio e 178.500 imprese artigiane. La colpa non è solo dell’ecommerce. Rispetto al 2007 (anno pre-crisi), infatti, le famiglie italiane hanno ridotto di netto i consumi, per un taglio complessivo pari a 21,5 miliardi di euro. La riduzione maggiore si è registrata al sud: dal 2007 al 2018 le famiglie meridionali hanno diminuito la spesa mensile, in media, di 131 euro (mediamente di 1.572 euro all’anno). Per quelle settentrionali, invece, il taglio è stato di 78 euro al mese (936 euro all’anno) e per quelle del centro di 31 euro (372 euro all’anno). E, infatti, la regione più colpita dalla crisi delle imprese artigiane si trova al sud: è la Sardegna, che negli ultimi 10 anni ha perso il 19,1% di attività. Subito dietro troviamo l’Abruzzo, con il 18,3%, e l’Umbria, con il 16,6%. Nel piccolo commercio, invece, la riduzione più significativa è stata registrata in Valle d’Aosta, con il -18,8%, in Piemonte, con il -14,2%, e in Friuli Venezia Giulia, con il -11,6%. Le uniche in crescita sono la Calabria (+3%), il Lazio (+3,3%) e la Campania (+4,6%).