Inflazione in aumento: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Marche le più care

Su base annua l’Istat registra un inflazione in crescita dello 0,3%. In città gli aumenti dei prezzi maggiori si registrano a Venezia, Aosta, L’Aquila e Bolzano

Torna a crescere i prezzi: stando ai dati forniti dall’Istat, a gennaio 2016 l’inflazione aumenta dello 0,3% su base annua. Su base mensile, invece, si registra un calo congiunturale dello 0,2% rispetto a dicembre 2015. L’Istituto conferma dunque le stime preliminari fornite lo scorso mese. «Il lieve rialzo dell’inflazione, è principalmente imputabile al ridimensionamento della flessione dei Beni energetici non regolamentati (-5,9%, da -8,7% di dicembre) e all’inversione della tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,5%, da -1,7% di dicembre)», spiega la nota dell’Istat. «Questa dinamica è attenuata dal rallentamento della crescita degli Alimentari non lavorati (+0,6%)».

LE REGIONI PIÙ CARE. Dal punto di vista geografico, solo nella Regione Friuli – Venezia Giulia i prezzi restano stabili su base annua. Nel resto d’Italia, si registra invece un incremento generale rispetto a gennaio 2015. In particolare, le Regioni con i prezzi più alti sono tre: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Marche (+0,6% per tutte e tre le regioni). Se invece si considerano solo le città, su base annua non si registrano incrementi di prezzi a Milano, Firenze, Perugia e Palermo. Gli aumenti maggiori si registrano invece a Venezia, Aosta, L’Aquila e Bolzano, tutte a quota +0,6%.

IL CARRELLO DELLA SPESA. Ma quali sono gli effetti sul carrello della spesa? Sempre stando ai dati Istat, su base annua i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona crescono dello 0,3%, così come i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, ora a quota +0,1%. Su base mensile, entrambe le categorie registrano invece una diminuzione, pari rispettivamente al -0,2% e del -0,3% rispetto a dicembre 2015. «I numeri sull’inflazione sono ancora deboli e crescono a ritmo eccessivamente lento», commenta il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi. «Ciò che più preoccupa è tuttavia la brusca frenata del carrello della spesa, che passa dallo 0,9% allo 0,3%. Anche i beni alimentari e quelli più acquistati dalle famiglie subiscono quindi un pesante stop, che non aiuta la nostra economia e non rappresenta un vantaggio per nessuno».

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