In vacanza nella tempesta perfetta

La primavera araba ha cambiato il turismo mediterraneo. Chi ha guadagnato e chi ha perso visitatori tra le destinazioni che si affacciano sul bacino del mare nostrum? L’Egitto si difende meglio del previsto, cresce la Turchia, ma rivelazione del 2011 è un’isola dell’Egeo …

Un Mediterraneo così agitato non lo si vedeva da un pezzo. Anzi, a dirla tutta, pare che sul bacino del Mare nostrum, fin dai primi mesi del 2011, si sia abbattuta la tempesta perfetta. Un uragano finanziario, politico, culturale, con focolai di rivolte in piazza e scontri a fuoco che in Nord Africa – soprattutto in Libia, dove la guerra civile ha chiamato in causa persino le forze della Nato – hanno mietuto migliaia di vittime. E nella frenesia del conteggio dei morti, dei barili di petrolio perduti, dei miliardi di euro bruciati dalla crisi dei mercati europei e americano, l’attenzione dei media e degli osservatori internazionali è stata quasi del tutto distolta dai pericoli che ha corso un’altra realtà vitale per questa regione del mondo: quella del turismo. Che, prosaicamente, rappresenta una risorsa ancora più strategica delle fonti energetiche (perché la bellezza di alcuni siti è inesauribile), e una premessa ancora più necessaria della lotta armata all’emancipazione economica dei popoli che aspirano alla democrazia e all’equità sociale. Un’esagerazione? Per farsi un’idea della rilevanza del settore basta scorrere un paio di dati. Secondo il World Travel and Tourism Council, il mercato turistico del Mediterraneo, incluso l’indotto, dovrebbe generare nel 2011 895,3 miliardi di dollari (circa 653 miliardi di euro) e toccare nel 2021 quota 1.161,8 miliardi (circa 848 in euro), con una crescita dell’11%. Attualmente sono impiegati nell’area più di 20 milioni di lavoratori che si occupano, direttamente o indirettamente di accoglienza turistica, e nel 2021 dovrebbero essere circa 24 milioni. Per intenderci, l’intera Europa, che comprende la maggior parte dei Paesi presi in considerazione per l’area mediterranea (fanno naturalmente eccezione gli Stati africani Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto e gli asiatici Libano, Siria, Israele e Palestina) nel complesso fattura, attraverso le attività turistiche, 1.535 miliardi di dollari, nemmeno il doppio. Dunque meglio tenere d’occhio lo sviluppo di questo settore strategico per tutte e tre le sponde del Mediterraneo. I fattori in gioco erano molteplici: nel Vecchio continente il collasso finanziario della Grecia (e i disordini che ne sono derivati, con tumulti, scioperi a catena e vere e proprie serrate dei distributori di carburante), l’ombra del default che aleggiava anche sulla Penisola iberica (ricordate le proteste degli “indignados”?) e, non ultimo, il caro-biglietti dei traghetti per la Sardegna (che in alcuni casi sono arrivati a costare il doppio rispetto all’anno scorso), sono stati solo un pacifico contraltare rispetto alla cosiddetta Primavera araba, che sull’altra sponda del Mediterraneo, con un effetto domino partito dall’Egitto, ha rivoluzionato l’assetto politico del Nord Africa. In questo rimpallo di eventi e notizie puntualmente strillate su giornali e tg come si sono comportati i turisti, quelli italiani in primis? Chi ha guadagnato visitatori e chi ne ha persi?

UN POSTO AL SOLE: CHI SALE E CHI SCENDE PER GLI ITALIANI

Mar RossoTunisiaMaroccoSardegnaRodiKosCiproTurchia

-25%-40%-10%-10%+26%+28%+30%+30%

MA CHE CRISI D’EGITTO!

Il primo nome che viene in mente è Sharm el Sheik. La località egiziana, vera miniera d’oro sul Mar Rosso, è diventata negli ultimi 15 anni una delle mete più gettonate dagli italiani, che spesso la preferiscono a molte delle destinazioni sparse sugli 8 mila chilometri di coste della Penisola. «I prezzi dei pacchetti all inclusive per Sharm, volo compreso, sono molto più convenienti di quelli proposti in Italia», spiega Roberto Corbella, presidente di Astoi, l’associazione di Confindustria che riunisce i tour operator tricolori. «Questo perché la stagione a quelle latitudini dura 12 mesi l’anno, e il costo della manodopera è decisamente inferiore. E sul Mar Rosso i visitatori trovano villaggi, strutture e ristoranti dove lavorano principalmente connazionali. Anzi, non di rado i servizi di ospitalità sono addirittura gestiti da italiani». Secondo Corbella, nonostante l’infiammarsi della rivoluzione che ha portato alla fine del regime di Osni Mubarak, l’offerta turistica di Sharm el Sheik ha subito meno danni di quel che si possa immaginare. «Certo, quando a febbraio la Farnesina ha sconsigliato qualsiasi viaggio in Egitto, c’è stato un crollo verticale degli arrivi. Ma questo è valso soprattutto per le presenze italiane: il governo inglese, per esempio, ha deciso di non adottare le stesse precauzioni, perché di fatto Sharm è un’altra realtà rispetto al Cairo. Basti pensare che molti ospiti hanno saputo del caos nella capitale guardando la televisione o sentendo amici e parenti in Italia». Man mano che la situazione è tornata alla normalità, anche gli arrivi sono gradualmente ripresi, con un vero pienone durante i mesi estivi, che ha compensato le perdite di primavera, portando a un saldo complessivo del -25% di visitatori nei primi sette mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questo punto, considerato che i flussi dovrebbero aumentare anche nel corso dell’autunno, è plausibile ipotizzare che l’impatto della crisi nordafricana sul bilancio del 2011 si riduca ulteriormente. E verrebbe da pensare che l’atavico allarmismo italico si sia attenuato: forse la diffusione di Internet e una maggiore capacità di selezionare le fonti d’informazione hanno fatto la loro parte. In realtà, sostiene Corbella, molti italiani, quando scelgono di andare a Sharm el Sheik, nemmeno sanno di recarsi in Egitto…

EFFETTO LIBIA SU TUNISIA E MAROCCO

Tanto è vero che laddove le destinazioni turistiche sono state bombardate attraverso i mass media dalle immagini di guerra, gli effetti sul turismo sono stati decisamente più pesanti, e più lenta si sta rivelando la ripresa. «In Tunisia la stagione volge al termine, lì non ci sono 30 gradi tutto l’anno come sul Mar Rosso», dice Corbella, «I dati consuntivi ancora non ci sono, ma probabilmente quest’anno lascerà sul campo un 40% di presenze in meno rispetto al 2010. Dovremo aspettare il 2012 perché la situazione si ristabilisca». La Tunisia ha dovuto scontare non solo il fatto di essere stata attraversata dalle rivolte in seno alla Primavera araba, culminate con la cacciata del presidente Ben Ali, ma anche la vicinanza con un teatro di guerra infuocato come quello libico. E stando a quanto dice Angelo De Negri, patron della Borsa mediterranea del turismo (Bmt) e amministratore delegato dei Viaggi dell’Airone, anche in Marocco, paese privo di confini bollenti, si è registrato un calo di presenze del 10%.

IL TRIONFO DELL’EGEO

A questo punto bisogna capire dove si sono riversati i turisti che hanno disertato il Nord Africa. E anche quelli che a causa del caro-biglietti dei traghetti per la Sardegna hanno rinunciato ad andarci. Le tariffe d’imbarco, che in alcuni casi sono addirittura raddoppiate, avevano fatto temere ad agosto un calo del 25% delle presenze sull’isola. Sembra però che molti irriducibili non si siano fatti scoraggiare, e chi non ha potuto fare a meno delle coste selvatiche della Sardegna le ha raggiunte volando. «Le compagnie aeree hanno registrato il tutto esaurito quest’estate», conferma De Negri, «e grazie anche alla creazione di voli supplementari si è recuperato in fretta il terreno perduto». Nel momento in cui si scrive la stagione non è ancora terminata, ma per il presidente della Bmt il calo di presenze per l’estate 2011 in Sardegna non supererà il 10%. Cos’hanno scelto dunque gli italiani in cerca di alternative? De Negri è il primo a essere stupito dei dati a sua disposizione, che incoronano come rivelazione dell’anno l’isola di Cipro. «Da gennaio a luglio 2011 le presenze di italiani sull’isola sono aumentate del 30%. Io stesso ero piuttosto scettico, perché fino a oggi i nostri vacanzieri non si erano accorti del bel mare di Cipro». E la notizia fa ancora più scalpore perché proprio per i minori flussi turistici spesso le strutture ricettive non sono sviluppate come quelle di altre destinazioni nel Mediterraneo. «Non è andata male nemmeno la Spagna, ma il successo di Cipro, più che alla penisola iberica, si è accompagnato a quello di altre isole dell’Egeo. La parte del leone, secondo De Negri l’hanno fatta Rodi e Kos, con la presenza di italiani in crescita del 28 e del 26%. E la scelta dei nostri connazionali rispecchia una tendenza assai più vasta. «La Grecia nel complesso ha registrato l’ingresso di 16,5 milioni di turisti internazionali quest’anno. Questo perché i disordini dovuti alla crisi economica hanno riguardato solo Atene e altre grandi città del continente, mentre sulle isole non ci sono state praticamente ripercussioni. E l’altra grande protagonista è stata la Turchia, con circa 17 milioni di arrivi. Solo gli italiani sono stati 93 mila, in crescita del 30% rispetto al 2010».

LA RISCOPERTA DEL MERIDIONE

Corbella e De Negri sono concordi nel sancire la rinascita di alcune coste italiane. «In particolare quelle pugliesi stanno vivendo un grande sviluppo», conferma il presidente di Astoi. «Ma si sono registrati buoni risultati pure in Emilia Romagna e nelle Marche». Non è andata male nemmeno la Campania, e a dirlo è proprio De Negri, che vive e lavora a Napoli. «Per fortuna tutta la storia della monnezza ha fatto meno danni di quanto ci si potesse aspettare». Però l’Italia potrebbe fare molto ma molto di più nella partita del turismo internazionale, e attirare assai più visitatori d’Oltreconfine. Il problema è sempre quello della promozione. «Nel nostro paese lavorano 13 mila addetti alla promozione turistica», dice Corbella, «peccato che non solo ogni regione ma spesso addirittura ogni ente territoriale punti a tirare l’acqua al suo mulino, anche nelle missioni internazionali. C’è un istituto preposto per la promozione del patrimonio turistico italiano all’estero, e si chiama Enit. Toccherebbe all’Enit coordinare tutta la filiera, mentre gli enti locali dovrebbero occuparsi dell’organizzazione di eventi e fiere in loco».

C’È CHI HA SCELTO BARBADOS

Il caos che ha attraversato il Mediterraneo nel 2011 ha dato anche una decisa spinta a una destinazione generalmente meno consueta per i vacanzieri tricolori: sono infatti 2.189 gli italiani che da gennaio a luglio hanno visitato l’isola di Barbados, in crescita del +10,8% rispetto allo stesso periodo del 2010. In linea con questo trend, i dati di agosto registrano l’incremento migliore degli ultimi quattro anni: con 904 passeggeri italiani, le sole prime tre settimane di agosto 2011 riportano una crescita del +24% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Attualmente il mercato italiano, con un totale di 3.900 arrivi nel 2010, è il secondo dell’Europa Continentale per arrivi sull’isola, preceduto solo dalla Germania.

LA TEMPESTA PERFETTA VISTA DAI TOUR OPERATOR

UN MERCATO ISTERICO

Sergio Testi Direttore Tour operating Gruppo Alpitour

Nel secondo trimestre dell’anno la crisi economica e le guerre civili in Nord Africa hanno reso isterica la domanda, del mercato interno e di quello europeo, con una spostamento della richiesta sulle macro destinazioni come Spagna, Grecia e Italia, anche se Grecia e Italia non hanno avuto crescite rilevanti. Inoltre gli investimenti per recuperare la domanda sulle destinazioni come Egitto, Tunisia e Marocco hanno alimentato un fortissimo abbattimento dei prezzi. A ciò si aggiunge che nei due mesi di alta stagione abbiamo vissuto un’esasperazione della crisi finanziaria internazionale, che ha generato una conseguente riduzione della domanda e un acquisto sotto data di partenza. La crisi del Nord Africa ha avvantaggiato le destinazioni ‘’sicure’’ di corto medio e anche di lungo raggio, mentre la crisi finanziaria ha alimentato le vendite last minute e di conseguenza ha abbassato i prezzi medi.

A SCAPITO DELLA REDDITIVITÀ

Georges Adly Zaki Presidente di Swan tour

La destinazione più importante per noi è l’Egitto costiero. E dopo i fatti della rivoluzione del 25 gennaio possiamo ritenerci fortunati rispetto a come è andata. Ad agosto c’è stato un vero boom, un fenomeno inaspettato, tanto è vero che abbiamo dovuto allestire nuovi voli. Abbiamo persino riempito il villaggio di Marsa Matrouh, che si trova a 200 km dal confine libico. C’è un rapporto speciale tra il popolo italiano e quello egiziano, penso a tutto quello che è successo negli anni precedenti, con gli attentati negli alberghi: è bastato qualche mese e poi la situazione è tronata alla normalità. Piuttosto c’era più ottimismo sulla Spagna e sulla Grecia. Ma a causa della limitata stagionalità che ha tenuto i prezzi alti e poi per la crisi le aspettative sono state disattese. Dobbiamo lavorare duro, sono certo che la ripresa ci sarà, ma in questo momento la priorità di noi tour operator non può certamente essere quella della redditività.

ORAMAI SIAMO VACCINATI

Mario Roci Amministratore delegato di Settemari

La situazione politica nei paesi del Nord Africa si sta normalizzando. Del resto ci trovavamo di fronte a una situazione ingessata, antistorica, che avrebbe dovuto necessariamente sbloccarsi. Dovessimo parlare di segni lasciati dalla guerra, con tutto quel che succede ogni giorno nel mondo nessuno dovrebbe più muoversi di casa. Invece al giorno d’oggi una notizia scaccia l’altra. Per fortuna sia i consumatori sia i tour operator sono un po’ vaccinati alle cattive notizie. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di vedere i lati positivi della situazione, e oltre a essere contenti per il progresso di cui godranno i popoli che hanno intrapreso il cammino della Primavera araba, abbiamo puntato per l’estate 2011 sulla Grecia, dove siamo riusciti a raddoppiare il fatturato, e tuttora sta andando molto bene. Il prossimo ostacolo è quello dell’emergenza economica, ma sono sicuro che anche quella sarà presto superata.

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