Imprese, 40 fallimenti al giorno: la crisi torna a colpire

Dopo due trimestri ‘positivi’ l’Osservatorio crisi d’impresa di Cerved Group calcola un’impennata dei default che, dopo il manifatturiero, ora coinvolgono anche il settore dell’edilizia e del terziario

Non sembra un 2011 positivo per le imprese italiane che nel secondo trimestre dell’anno hanno dovuto fare i conti nuovamente con la crisi che, dopo il manifatturiero, comincia a colpire anche l’edilizia e il terziario. Tra aprile e giugno i fallimenti sono stati 3.400 (+13,1% rispetto al secondo trimestre 2010), una media di quasi 40 imprese al giorno, 1,5 ogni ora. Lo scenario – illustrato dall’Osservatorio crisi d’impresa Cerved Group – sottolinea così un’inversione di tendenza rispetto ai dati di fine 2010 e inizio 2011 quando l’impennata dei fallimenti aveva registrato una diminuzione. A soffrire sono soprattutto le società di capitale, tra le quali il fenomeno prosegue a ritmi maggiori se paragonati a quelli osservati tra le società di persone (+12,8% contro +3,5%) e nelle altre forme giuridiche (+5,7%). I dati relativi ai bilanci delle società di capitale indicano che a fallire sono soprattutto imprese che tre anni prima della procedura non avevano depositato il proprio bilancio (circa un terzo del totale) oppure aziende di piccole dimensioni (il 44% di quelle fallite nel primo semestre aveva meno di due milioni di euro di attivo).Aree geografiche. Nei primi sei mesi del 2011 i casi di default sono cresciuti in misura maggiore nel Centro-Sud (+11,1%) rispetto al resto del Paese (+10,3% nel Nord Ovest e +8,7% nel Nord Est). Il dato è particolarmente influenzato dagli incrementi osservati in Molise (con un vertiginoso +93%), nel Lazio (+32%), in Puglia (+23%), in Sardegna (+18%) e in Campania (+17%). Tra le regioni con la maggiore frequenza di fallimenti nel primo semestre 2011 ci sono la Lombardia (insolvency ratio pari al 15,6), il Friuli (14,1), le Marche (13,4) e, nonostante un calo dell’1,5, il Veneto (12,4).I concordati preventivi. Il fenomeno del concordato riporta, invece, un calo del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2010: i segnali positivi arrivano soprattutto dall’industria dove per il quinto trimestre consecutivo le domande risultano in calo.Nella prima metà del 2011, l’utilizzo del concordato diminuisce tra tutte le fasce dimensionali considerate, ad eccezione delle imprese con un attivo tra i 2-10 milioni di euro (+6,6% sul primo semestre 2010) e tra le società maggiori, ossia over 50 milioni che hanno registrato un aumento pari al 33,3%. A livello settoriale le domande diminuiscono nel segmento dei servizi (-5,6%), mentre risultano in aumento tra le società che operano nell’edilizia, anche se in lieve misura (+1,9%). Il panorama che si osserva tra Nord e Sud è molto diversificato: se nel Centro si conta un aumento delle domande del 9,4% e nel Mezzogiorno del 4,7%, nel Nord-Est le domande invece, conclude l’analisi del Cerved, diminuiscono del 8,8% toccando quota -17,7% nel Nord-Ovest, che risente della forte riduzione osservata in Lombardia (-30,8%).

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