Tredicimila sportelli: guardando ai numeri, quella ordinata da Poste sembra una sforbiciatina. Ma il piano di razionalizzazione voluto dall’a.d. Francesco Caio sarà una piccola rivoluzione: addio a 500-600 sportelli.
Il piano, presentato ieri alla Commissione Industria al Senato, deve ancora ottenere l’autorizzazione e scatterà perciò quasi certamente nel 2015.
«La chiusura è un atto che nasce da valutazioni di pura natura economico-gestionale e non tiene in minimo conto quello che è l’indispensabile ruolo svolto dall’azienda per milioni di cittadini: garantire il servizio postale universale», la polemica reazione del M5S.
LA QUOTAZIONE. Altro punto all’ordine del giorno è quello della quotazione in Borsa del gruppo: «Siamo pronti a farlo, aspettiamo che l’azionista ci dica quando», ha assicurato il manager.
Quello che è certo è che il gruppo verrà quotato per intero, senza scorporo.
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