Manager ed enti: la lotta contro i mulini a vento per i risparmi della Pa

Nonostante i tetti, i manager pubblici restano i più pagati d'Occidente. E mentre si lotta per tagliare le province, spuntano ovunque degli enti intermedi

I manager pubblici italiani sono i più pagati d’Occidente. A dirlo è l’ultima rilevazione Ocse che posiziona i dirigenti tricolori alle spalle solo dei colleghi australiani. A poco sembra essere servito il tetto ai compensi – tra l’altro aggirato in Rai – che fissa in in 240mila euro lordi l’anno. La retribuzione media dei nostri mandarini è scesa fra il 2011 e il 2015 da 339.249 a 212.132 euro lordi, -37%. Il problema è che la media Ocse è ferma a 160.627 dollari (132 mila euro lordi).

I MANAGER PUBBLICI SONO I PIU’ PAGATI D’OCCIDENTE

Se la prima fascia è stata così azzoppata dal tetto legislativo, le perdite sono state recuperate dai manager di secondo livello che hanno visto crescere i loro compensi dai 197.962 euro del 2011 ai 199.330 lordi del 2015, +0,7% (in realtà è l’1,5% seguendo i parametri Ocse). Certo, l’Italia è uno dei pochi Paesi che pubblica in modo trasparente tutti i compensi, ma la sostanza non cambia.

PROVINCE ED ENTI INTERMEDI

Non va meglio sul fronte delle province, abolite sono formalmente. Gli organismi intermedi tra Regioni e Comuni sono cresciuti mentre venivano ridisegnate le ex Province. Secondo la legge Delrio dovevano essere una novantina, oggi sono circa 500. Ambiti territoriali, 60 Unioni comunali create in Sardegna e Friuli Venezia Giulia, mentre Sicilia e Basilicata hanno ripristinato gettoni d’oro e vitalizi. Il conto definitivo è quindi di 76 Province, 10 città metropolitane e 350 organismi intermedi tra Ato (ossia Ambito territoriale ottimale) rifiuti, Ato idrici, autorità di bacino e consorzi di bonifica. Alla faccia dei risparmi.

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