Heineken punta sull’Italia, ma chiede “meno tasse”

Negli ultimi cinque anni il gruppo, da 40 nel nostro Paese, ha pagato 1,8 miliardi di imposte. L’a.d. Botterman: “Qui svantaggiati e discriminati rispetto all’estero”

Un mercato importante e nel quale l’azienda vuole continuare a investire, ma servono meno tasse. È il messaggio lanciato – neanche troppo tra le righe – Edwin Botterman, amministratore delegato di Heineken Italia, azienda specializzata nella produzione di birra e che celebra quest’anno il 40esimo anniversario di presenza nel Paese. Negli ultimi cinque anni l’azienda – che ha complessivamente investito 3 miliardi di euro per innovazione di prodotto, sviluppo di quattro birrifici, personale, logistica, comunicazione, promozione del consumo responsabile, progetti di sostenibilità ambientale – ha versato nelle casse dello stato 1,8 miliardi di euro. Troppi per la società, che gestisce anche il marchio di Birra Moretti.

“SVANTAGGIATI E DISCRIMINATI”. “Se in Italia fatturiamo 933 milioni, come azienda ne paghiamo poi 334 milioni in tasse“, sottolinea Botterman, che tuttavia conferma “nel 2015, nonostante l’affanno dei consumi e una fiscalità sfavorevole e in ulteriore peggioramento, lo stesso livello di investimenti degli anni scorsi”. Il manager chiede una diminuzione delle tasse per due motivi: “il primo è che abbiamo uno svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi” europei e, in secondo luogo, perché c’è una sorta di discriminazione, dal momento che è “l’unica bevanda da pasto che è sottoposta ad accise” (aumentate del 30% con i quattro aumenti della legge approvata sotto il Governo Letta).

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