Grexit, 16 Paesi su 18 a favore. Fmi: “Italia esposta alla crisi greca”

Dalla stampa di Atene l’indiscrezione che la quasi totalità degli stati della zona euro sarebbero favorevoli all’uscita della Grecia

Se si decidesse per alzata di mano di ogni singolo Paese, la Grecia sarebbe già fuori dall’Euro. è quanto lascia intendere il quotidiano greco Kathimerini, secondo cui, in base a fonti comunitarie, 16 dei 18 Paesi della zona euro sarebbero favorevoli all’uscita di Atene. Secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi) il tanto temuto Grexit – se non contrastato da una robusta risposta a livello europeo – avrebbe un impatto notevole sull’Italia, soprattutto in “termini di effetti sulla fiducia, sebbene l’esposizione diretta sia limitata”.

IL RAPPORTO DEL FMI. Nel rapporto sull’Italia, completato dallo staff del Fondo monetario internazionale, si parla anche di debito pubblico, “sostenibile ma soggetto a rischi significativi” a causa della sua entità. I problemi maggiori per l’economia del nostro Paese “derivano da uno scenario di stagnazione, in cui la crescita e l’inflazione rimangono molto bassi per un prolungato periodo di tempo”. In particolare, come riportato dall’agenzia Agi, il Rapporto diffuso al termine delle consultazioni ex Articolo IV prevede nello scenario base che il rapporto tra debito e Pil raggiunga un picco al 133% nel 2015, prima di declinare al 123% nel 2020, “con un profilo più basso rispetto a un anno fa grazie ai minori tassi d’interesse”.

PROMOSSA L’AZIONE DEL GOVERNO SUI CONTI. “L’economia italiana sta gradualmente emergendo da una prolungata recessione”, aggiunge il Fmi, secondo cui il Pil del nostro paese crescerà dello 0,7% quest’anno per poi accelerare all’1,2% il prossimo, anche grazie al pieno dispiegarsi degli effetti del quantitative easing della Bce. “L’attuale politica fiscale”, inoltre, “ha il giusto equilibrio tra sostenere la crescita economica e ridurre il debito pubblico”. In particolare il rapporto tra deficit e Pil si attesterà al 2,7% quest’anno per poi scender al 2,1% il prossimo. Il debito salirà invece al 133,3% nel 2015 per poi ricollocarsi al 132,1% nel 2016.

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