Fondi pensione, rendimenti in calo nel 2018. Cresce, invece, il Tfr

Quelli negoziali hanno perso il 2,5%, quelli aperti il 4,5% e i PIP il 6,5%. Ma nel lungo periodo risultano ancora i più convenienti

Il 2018 è stato un anno negativo per il 30% circa degli italiani iscritti a un fondo pensione: quelli negoziali, infatti, hanno perso il 2,5%, mentre quelli aperti il 4,5%. Per i PIP, ossia i piani individuali pensionistici, il calo è stato addirittura del 6,5%. A dirlo la Relazione Annuale della Covip, la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione, da cui emerge che il risultato è stato positivo solo per le gestioni separate di ramo I, che hanno registrato un + 1,7%. Quest’ultimo, comunque, è stato un aumento più contenuto di quello del Tfr che, al netto delle tasse, lo scorso anno ha avuto una rivalutazione dell’1,9% e dunque ha superato i fondi pensione in termini di rendimenti. Se si considera il decennio 2009-2018, però, la convenienza maggiore è ancora quella garantita dai fondi: il rendimento netto medio annuo composto è stato del 3,7% per i fondi negoziali, del 4,1% per i fondi aperti, del 4% per i PIP con gestioni di ramo III e del 2,7% per le gestioni di ramo I. La rivalutazione del TFR nello stesso periodo, invece, è stata del 2%. E per quanto riguarda i costi? I più dispendiosi sono sempre i PIP: l’Indicatore sintetico dei costi (ISC) spalmato su 10 anni è pari, in media, al 2,21% (1,88% per le gestioni separate di ramo I e 2,29% per le gestioni di ramo III). Nel confronto vincono decisamente i fondi pensione negoziali (0,39%) e i fondi pensione aperti (1,37%).

In aumento gli italiani che aderiscono ai fondi pensione

Lo scorso anno gli iscritti ai fondi pensione sono aumentati del 4,9%. Complessivamente, quasi un terzo degli italiani ha deciso di aderire a questi strumenti. Ma non in maniera uniforme. La maggior parte degli scritti è costituita da uomini a metà o fine carriera lavorativa, residenti del nord. Pochi, invece, i giovani, i meridionali, le donne. Per quali ragioni? Perché i contributi ai fondi pensione costano: se dunque, gli stipendi sono bassi e/o le carriere lavorative sono discontinue, l’adesione diventa difficile. Complessivamente, nel 2018 gli italiani hanno accumulato nelle forme pensionistiche complementari 167 miliardi di euro, il 3% rispetto in più dell’anno precedente: una cifra pari al 9,5% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. I contributi incassati nel 2018 sono stati pari a 16,3 miliardi di euro: tra questi 5,1 miliardi sono relativi ai fondi negoziali (+5,7%), 2 miliardi ai fondi aperti (+6,9%), 4,3 miliardi ai Pip nuovi (+5,1) e 4,6 miliardi ai fondi preesistenti. I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.630 euro nell’arco dell’anno.

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