Italia ai livelli pre-crisi non prima del 2020

L’analisi del Fondo monetario internazionale sulle stime di crescita del nostro Paese: in leggero rialzo le stime per il Pil 2016, ma sono ancora molti gli ostacoli da superare, soprattutto a livello internazionale

Pur confermando che «la ripresa rimane modesta», il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha corretto al rialzo le stime di crescita del nostro Paese: quest’anno il Pil crescerà dell’1,1%, anziché dell’iniziale 1%, mentre nel biennio 2017/2018 la previsione è dell’1,25%, contro il precedente 1,1%. Tuttavia sono ancora molti gli ostacoli alla crescita italiana, a partire dalla volatilità dei mercati finanziari, l’emergenza profughi e il rischio Brexit. Per queste ragioni, il ritorno ai livelli produttivi pre crisi economica è stimato non prima della metà del 2020.

LE RACCOMANDAZIONI DEL FMI. «Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio e la creazione di un margine per abbassare in modo significativo il cuneo fiscale ancora elevato potrebbe richiedere difficili scelte politiche, riguardanti possibilmente anche gli alti livelli di spesa sociale e l’introduzione di una moderna tassa sugli immobili», spiega il Fmi. «È importante non compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico». Da qui la raccomandazione ad ampliare le basi imponibili prevedendo anche una «razionalizzazione delle tax expenditures», e il sollecito a «rafforzare la capacità delle banche di sostenere la ripresa».

IL DEBITO ITALIANO. Quanto al debito italiano, il Fondo sostiene che «un programma ambizioso di privatizzazioni contribuirebbe a un più repentino abbassamento del livello di debito». In particolare, se gli obiettivi di bilancio venissero realizzati come previsto, il debito dovrebbe andare migliorando nei prossimi anni. «Tuttavia, il miglioramento sarà graduale e vulnerabile agli shock, come nel caso di un eventuale aumento dei tassi di interesse», precisa il Fmi.

IL MERCATO DEL LAVORO. Infine, il Fmi riconosce che il Jobs Act «dovrebbe generare cambiamenti significativi del mercato del lavoro». Ma non basta. Per rilanciare il mercato del lavoro bisogna puntare il «sulla modernizzazione del sistema della contrattazione collettiva», garantendo «un’efficace contrattazione di secondo livello che rafforzi il legame tra salari e produttività».

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