Facebook inizia a pagare le tasse: ora tocca agli altri

Facebook contabilizzerà gli incassi ottenuti con il supporto dei team locali nel Paese in cui questi sono stati realizzati e non più in Irlanda. la minaccia della web tax funziona

Facebook paga le tasse in Italia. Finalmente, la piattaforma di Zuckerberg inizierà a contabilizzare gli incassi non più in Irlanda, sfruttando il regime fiscale favorevole, ma in ogni singolo Paese dove c’è un suo team locale di supporto. La piattaforma di Zuckerberg passa quindi a una «struttura di vendita locale» e pagherà localmente le tasse relative a quei ricavi. Nella Penisola, quindi, e negli altri 30 Paesi. Si tratta del primo successo della discussione sulla web tax, ancor prima che la norma europea venga varata. Mentre è di pochi giorni fa la notizia dell’accordo raggiunto tra Dublino ed Apple per avviare il pagamento dei 13 miliardi di dollari di imposte non versate e reclamate dall’Ue.

Facebook paga le tasse in italia, ma è solo l’inizio

Facebook inizierà a pagare le tasse in Italia nei primi mesi del 2018 e il nuovo regime sarà completamente in vigore entro la prima metà del 2019.«“Riteniamo che il passaggio a una struttura di vendita locale fornirà maggiore trasparenza ai Governi e ai policy maker di tutto il mondo che hanno chiesto una maggiore visibilità sui ricavi associati alle vendite che vengono supportate localmente nei rispettivi Paesi», ha dichiarato Dave Wehner, direttore finanziario di Facebook. «Ogni Paese è unico e vogliamo essere sicuri di realizzare questo cambiamento in modo corretto. Si tratta di un grande impegno, che richiederà risorse significative per poter essere attuato in tutto il mondo. Introdurremo, il più rapidamente possibile, nuovi sistemi e modalità di fatturazione per garantire una transizione agevole alla nostra nuova struttura». Facebook aveva già avviato un sistema simile nel Regno Unito e in Australia.

Google e Amazon

In Italia si calcola che negli ultimi anni Facebook abbia versato al fisco poco più di 200 mila euro, a fronte di quasi 400 milioni di euro di servizi venduti nel nostro Paese. Esulta così il Tesoro, che sorride di fronte a «un cambiamento importante che va nella direzione giusta: assicurare che i redditi siano dichiarati e tassati dove vengono prodotti. Siamo convinti che la decisione sia stata influenzata dagli sforzi compiuti in sede internazionale per porre fine ai fenomeni di elusione fiscale (il cosiddetto transfer pricing, ndr)».

Ora tocca agli altri colossi del Web: come Google, che in Europa guadagna 9 miliardi ma paga appena otto milioni di tasse sempre grazie al regime favorevole irlandese. E ad Amazon, che paga meno di un milione di euro di tasse nel nostro Paese. Secondo uno studio del Parlamento europeo, ogni anno le grandi società eludono al fisco europeo 70 miliardi di euro, e ne eludono tra i 100 e i 240 miliardi nel resto del mondo,

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