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Energia, in Italia 1.474 start up. Ma i brevetti sono pochi

Le nuove imprese vantano un tasso di crescita medio annuo del 70% e hanno un impatto economico che varia dai 150 agli oltre 534 milioni di euro

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Il settore dell’energia cresce anche in Italia. Secondo il rapporto sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività (I-Com) presieduto dall’economista Stefano da Empoli, oggi il comparto conta 1.474 start up. Le nuove imprese vantano un tasso di crescita medio annuo del 70% e hanno un impatto economico che varia dai 150 agli oltre 534 milioni di euro. La stragrande maggioranza delle piccole imprese innovative, più precisamente 1.329, pari al 90% del totale, è specializzata nella ricerca scientifica e nello sviluppo. Il resto si occupa soprattutto di fabbricazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi. La maggior parte delle start up dell’energia, più precisamente il 52%, è concentrata al nord, il 26% invece è localizzato al sud e il 21% al centro. La regione che traina il settore è la Lombardia, con 314 nuove imprese: il 21% di quelle esistenti complessivamente in Italia. Seguono il Lazio, con 143 piccole imprese, e la Campania, con 142.

Le note dolenti riguardano innanzitutto l’impatto sull’occupazione: il settore impiega ancora pochi addetti. Del resto, solo il 9,5% di queste aziende ha un capitale che supera i 500mila euro. A queste si aggiunge un altro 4,2% di società con un capitale superiore ai 250mila euro. L’ultima notizia negativa riguarda i brevetti: nel 2017, l’Italia ha presentato solo 881 domande di brevetto in campo energetico, lo 0,8% del totale a livello globale.

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