Draghi sta pensando all’euro debole?

Sosterrebbe le esportazioni, bloccherebbe il calo dei prezzi. Per ora è sicuro soltanto che il tema verrà affrontato giovedì a Francoforte nell’ambito del consiglio direttivo della Bce

La Bce si sta preparando a giocare la carta dell’euro debole?. Per avere le idee un po’ più chiare occorrerà attendere il consiglio direttivo della Bce, in programma giovedì a Francoforte. È abbastanza probabile, però, che l’ipotesi sia stata caldeggiata dal presidente francese Francoise Hollande durante l’incontro di ieri con il presidente della Bce Mario Draghi. È, infatti, ben nota la convinzione del presidente francese che l’euro, che ieri era a quota 1,3133 sul dollaro, sia troppo forte. La sua opinione viene pienamente condivisa dagli esportatori francesi e italiani e, ultimamente, anche da quelli tedeschi alle prese con una frenata in gran parte dovuta all’aggravarsi della crisi ucraina. Secondo alcune stime, una svalutazione del 7/8% dell’euro sul dollaro sarebbe sufficiente a sostenere le esportazioni e aiuterebbe anche a contenere la tendenza al ribasso dei prezzi al consumo.

Senza contare che con un euro più debole, i prezzi dei prodotti e dei beni di importazione salirebbero, almeno di un po’.

Tra i nodi che il consiglio della Bce dovrà risolvere quello delle modalità con cui intervenire per agire sul cambio della valuta europeo. Soprattutto se si considera che la più ovvia, vendite dirette di euro in cambio di dollari o altre valute, non sembra praticabile, perché, per procedere, la Bce dovrebbe ottenere il consenso della Federal Reserve così da non violare il patto che vincola le banche centrali dei Paesi del G7 a non interferire con le monete degli altri.

La Banca Centrale Europea potrebbe decidere di intervenire sui tassi di interesse, abbassandoli in modo da indurre il mercato ad acquistare gli euro, ottenuti con prestiti così convenienti, per poi investire in titoli a reddito fisso in altre valute.

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