Debito pubblico: senza la stretta di Monti, sarebbe ancora più elevato

Se non ci fosse stata l’austerity del 2012, saremmo al 142,1%: 11 punti percentuali al di sopra di quanto attualmente previsto per fine anno

Il nostro debito pubblico sta diventando sempre più elevato. Secondo l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, fondato e diretto da Carlo Cottarelli presso l’Università Cattolica di Milano, infatti, è passato dal 116,5% del Pil del 2011 al 131,8% di fine 2017. Com’è possibile considerate le politiche di austerità adottate in questi ultimi anni? In realtà, per gli analisti, solo il 2012 è stato un anno di massimo rigore fiscale, poi la stretta si è allentata. Ma le misure prese sei anni fa sono state comunque significative. Stando alla simulazione compiuta dall’Osservatorio, infatti, senza le novità introdotte da Monti nel 2012 (la legge Fornero, la reintroduzione dell’Imu, l’aumento dell’Iva, dell’Ires e delle accise su benzina e alcolici) la situazione sarebbe stata decisamente peggiore: il debito cioè sarebbe aumentato molto più rapidamente, toccando quota 142,1% nel 2018, quindi, 11 punti percentuali al di sopra di quanto attualmente previsto per fine anno. “Lo spread sarebbe molto più alto, il credito bancario più difficile, l’isolamento internazionale del Paese ancora peggiore, i rapporti con la Bce compromessi” ha dichiarato Cottarelli.

Il debito pubblico potrebbe aumentare ancora

L’Osservatorio stima poi l’onere che l’accordo che Lega e M5S stanno cercando di onorare comporterebbe per i conti dello Stato. Ebbene, fra flat-tax, penali per opere pubbliche “riviste”, riforma della Fornero, reddito di cittadinanza, si spenderebbero fra i 108 e i 125 miliardi di euro. Peccato che solo una minima parte potrebbe essere recuperata con manovre di rientro: la maggior parte finirebbe inevitabilmente con l’aumentare ulteriormente il deficit e il debito pubblico.

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