I dazi Usa minacciano l’export italiano rischia forti penalizzazioni dal 2 aprile 2025. In particolare, nel mirino di Donald Trump ci sono il parmigiano reggiano, la mozzarella e il vino.
Con tassazioni al 25%, sono a rischio 7,8 miliardi di euro di esportazioni, mentre agli americani i prodotti italiani potrebbero costare fino a 2 miliardi di euro in più. Secondo i calcoli di Coldiretti, il costo per le singole filiere sarebbe di quasi 500 milioni di euro solo se si considera il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta e 120 milioni per i formaggi.
“Oltre a compromettere la competitività delle nostre eccellenze, si rischierebbe di favorire ulteriormente la già dilagante diffusione delle imitazioni, arrecando un doppio danno sia alle imprese italiane sia ai consumatori”, ha fatto notare il presidente Ettore Prandini.
I dazi Usa rappresentano un duro colpo per l’economia dell’export italiano. “Gli Stati Uniti sono il nostro secondo mercato di riferimento e i dazi sarebbero un danno enorme — ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti — Confido che la diplomazia italiana ed europea riescano a trovare una soluzione prima del 2 aprile”. È questo il termine entro il quale chiudere determinate trattative, dopodiché entrerebbero in vigore.
Non è solo l’agroalimentare a essere in pericolo. Il Made in Italy in America ha un valore di 66,4 miliardi di euro, con prodotti che spaziano dal settore farmaceutico alla moda “La scelta di mettere i dazi sarà un problema per l’Europa e per l’Italia. Rischiamo di perdere oltre 50 mila posti di lavoro”, ha denunciato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri.
Quanto costerebbero all’Italia i dazi Usa
Le esportazioni dei vini italiani nel 2024 ha raggiunto 2 miliardi di euro con una crescita del 6,6%, quello degli spiriti i 250 milioni con un aumento del 5%. Se i dazi Usa sull’export entrassero in vigore, succederebbe quanto accaduto fra il 2019 e il 2020. Infatti “i liquori italiani, solo nel primo anno di applicazione del dazio americano al 25%, hanno subito una perdita del 40% in valore – ha sottolineato Micaela Pallini, presidente di Federvini – Rispetto a quel periodo, oggi le nostre imprese si trovano a fronteggiare una situazione ben più complessa”.
La situazione non migliora per il parmigiano reggiano, per il quale gli Stati Uniti sono il primo mercato estero. “La nostra quota export è del 22,5% – ha detto Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano – Il rischio è che vengano presi provvedimenti di tutela che colpiscono in maniera indiscriminata anche chi, come noi, copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo doppio di quello dei parmesan locali”.
La mozzarella di bufala campana Dop, esclusa dai dazi Usa del nel 2019, vale tra il 4 e il 7% dell’export totale, circa 10-15 milioni di euro. Se venisse inclusa nella tassazione del secondo mandato Trump, verrebbe penalizzato soprattutto “il canale horeca, dove la mozzarella Dop è percepita come prodotto premium che viaggia tra i 60 e gli 80 dollari al chilo”, ha evidenziato Pier Maria Saccani, il direttore del consorzio di tutela.
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