Corte dei Conti, dubbi sul redditometro: “Non risolverà l’evasione fiscale”

Le critiche dei magistrati contabili all’azione di contrasto “ondivaga e contraddittoria” dello Stato nei confronti dell’economia sommersa. Serve una nuova strategia

Per risanare la finanza pubblica e agire sulla redistribuzione del prelievo fiscale il contrasto all’evasione è un elemento “centrale e imprescindibile” ma la strategia adottata nel corso della precedente legislatura è stata caratterizzata da “andamenti ondivaghi e contraddittori”. È la quanto afferma la Corte dei Conti nel suo Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica, nel quale si esprimono perplessità sia su redditometro che sullo spesometro.Secondo i magistrati contabili, il redditometro non risolverà il problema dell’evasione; “il clamore mediatico suscitato dal nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi – si scrive nel Rapporto 2013 – appare francamente sproporzionato alle limitate potenzialità dello strumento e alla presumibile efficacia dello stesso”.Per quanto riguarda lo spesometro, invece, il timore è che possa favorire. Gli effetti di un sistema che registra tutte le operazioni verso i consumatori finali di importo pari o superiore a 3.600 euro potrebbe limitare i consumi o, “peggio”, aumentare la “propensione a effettuare acquisti di beni e servizi in nero”.

NUOVE STRATEGIE ANTI-EVASIONE. Nel Rapporto 2013, presentato la scorsa settimana, la Corte dei Conti invita ad attuare una nuova strategia contro l’economia sommersa: più che puntare a recuperare l’evaso, sarebbe da “favorire maggiormente l’emersione spontanea delle basi imponibili e la tempestiva acquisizione delle relative imposte”, con il ricorso all’incrocio delle banche dati e affidando “un ruolo attivo” agli enti finanziari coinvolti.

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