Coronavirus: il mercato auto torna ai livelli degli anni ‘60

Le nuove immatricolazioni a marzo segnano un calo dell’85,4% con poco più di 28 mila veicoli venduti. La crisi del settore perdurerà anche nei prossimi mesi

Solo 28.326 auto immatricolate in Italia a marzo. Un risultato così basso (-85.4% rispetto allo scorso anno) non si vedeva dai primi anni ‘60, quando il processo di motorizzazione di massa nel nostro Paese stava muovendo i primi passi. Una drammatica caduta delle vendite di auto, riportata dal centro studi Promotor, interamente dovuta all’emergenza coronavirus e al conseguente blocco della stragrande maggioranza delle attività produttive. Le previsioni per i prossimi mesi sono di cali analoghi o superiori fino a che durerà l’emergenza e dai concessionari emerge un inevitabile quadro allarmante: la quasi totalità degli interpellati dal centro studi denuncia una caduta verticale nell’acquisizione degli ordini e si attende mercato in forte calo nei prossimi mesi. Difficile immaginare un 2020 roseo per il settore, a prescindere da quando l’emergenza finirà. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, è comunque necessario un immediato intervento pubblico per scongiurare il rischio che la filiera della distribuzione dell’auto subisca danni irreversibili. In particolare, come ha affermato da Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, i concessionari “hanno assoluto bisogno di un’immediata iniezione di liquidità per evitare il dissesto di moltissime aziende, dato che la distribuzione di un prodotto costoso come l’auto, ma con margini limitati, comporta un grande impegno finanziario”.

Auto: il settore ha bisogno di incentivi

“È comunque indispensabile”, continua Gian Primo Quagliano, “mettere a punto da subito gli strumenti per rilanciare la domanda non appena l’emergenza finirà. In sostanza bisogna prevedere senza indugio un meccanismo di incentivazione della domanda in grado di favorire, non solo l’acquisto di auto verdi, ma anche di auto ad alimentazione tradizionale di ultima generazione a fronte della rottamazione di modelli di generazioni precedenti, non escludendo la rottamazione incentivata di auto usate molto inquinanti con auto usate più recenti”. Il modello dovrebbe essere quello del 1997 quando gli incentivi ebbero effetti molto significativi, con costi interamente coperti dal maggior gettito Iva sulle vetture vendute con incentivi, con la mobilitazione di una parte dell’ingente patrimonio costituito dal risparmio dei privati e con un contributo allo sviluppo del Pil stimato dalla Banca d’Italia in 0,4 punti percentuali.

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